Alle sdraio preferiscono le poltrone

Saranno anche tipi da spiaggia i pentaleghisti, ma di sicuro ai lettini sul mare preferiscono le poltrone del Parlamento e si vede bene. Del resto di fronte al decadimento culturale che viviamo, le scene sul mare di mezzo governo sono parte del tutto, nulla di nuovo.

Qui non si tratta di fare i signorini, quelli con la puzza sotto il naso, i maestri dello stile; figuriamoci, si tratta di constatare uno scivolamento che con questa maggioranza sta toccando il fondo. Sia chiaro, in democrazia ognuno è libero di fare le sue scelte, compresa quella di un ministro di trasformarsi in un animatore estivo, però l’inno di Mameli sulla spiaggia coi bikini e i bermuda non ci piace e non è bello, punto. Come non è bello per le istituzioni dare spettacolo sul mare senza minimamente pensare che per i membri di un governo qualche regola ci sia da rispettare, suvvia.

Eppure tant’è, con i pentaleghisti stiamo vedendo di tutto, ogni giorno che passa ci sorprendono di più certamente mai di meno, anche perché nonostante gli insulti e le liti costanti a fare la crisi non ci pensano nemmeno. Verrebbe da dire che ai lettini sulla spiaggia preferiscano di gran lunga le poltrone in Parlamento; insomma, più che i conti dei numeri sulla fiducia, i grillini soprattutto sanno farsi i conti dello stipendio, ecco perché ripudiano il pudore. Accettano tutto pur di non rischiare di tornare a casa, di tornare al reddito di cittadinanza o quel che sia, per questo litigano, dissentono, fanno i duri, ma alla fine si rimangiano ogni cosa pensando al portafoglio e alla spesa.

Ecco perché ieri al Senato i grillini dissidenti e più arrabbiati col cavolo che hanno avuto la coerenza di andare in fondo, hanno pensato magari allo stipendio così tondo, e il Decreto bis, guarda caso, è stato approvato. Parliamoci chiaro, forse, a essere incoerenti, dichiararsi dissidenti per tornare indietro vale la pena in cambio di una poltrona che se si tornasse al voto svanirebbe come neve al sole e un privilegio così grande per lavorare si è no metà dell’anno quando ricapita nella vita.

A conti fatti, i deputati, tra ferie, chiusure estive, invernali, feste nazionali e presenza sui collegi, in Parlamento ci staranno al massimo 6 mesi pur essendo pagati per 12, insomma il totale percepito andrebbe diviso per 6 e non per 12, fate voi quello che esce. Per carità il conteggio prospettato è una sorta di calcolo virtuale, però a farlo non sarebbe male, come male non sarebbe fare la somma dei privilegi enormi rispetto ai cittadini normali. Ecco perché almeno qualche rinuncia andrebbe fatta sulle regole del buon vivere, del rispetto istituzionale, altro che balli e suoni in spiaggia, tamburelli e racchettoni con lo spritz e la cannuccia.

Tutto qui, è ciò che pensiamo e da liberi pensatori critichiamo ancora di più perché nel mentre l’Italia arranca, non cresce, l’economia è bloccata e il pil  è fermo sullo zero, la gente fatica, i giovani scappano e le aziende chiudono. Parafrasando Trilussa, verrebbe da dire: “Una cosa così stupida si regge solo perché non è vietata dalla legge”.

Aggiornato il 06 agosto 2019 alle ore 11:16