Scene fantozziane

Il premier Giuseppe Conte entra in aula al Senato per il caso Russia e la parte più grande della sua maggioranza, quella grillina, esce dall’aula e lo lascia solo. Una scena fantozziana, non vi pare?

Come fantozziano è il fatto che di fronte ad una sfiducia tanto plateale, per il premier nulla sia cambiato e tutto sia normale. Acqua fresca, insomma. Questo Governo va avanti così dall’inizio, dai primi passi è stato surreale, e quando finirà (speriamo presto) lascerà dietro di sé un danno enorme per il Paese, né più né meno come fece Mario Monti. E Monti guarda caso fu voluto e pilotato da Giorgio Napolitano, che sempre guarda caso è il più ascoltato “consigliere” attuale di Sergio Mattarella.

Come se non bastasse, anche Monti fu convinto a giocare in proprio, a farsi un partito, a farsi leader di uno schieramento; lo stesso che si sta cercando di fare con Conte proprio adesso. Fatalità? Ancora il caso? Dio non gioca a dadi, citava Einstein, per spiegare quanto nell’universo nulla sia per caso; bene, in politica è uguale: tutto è studiato, voluto e frutto di una strategia dietro la quale c’è sempre una regia. Del resto parliamoci chiaro, seppure con rispetto, il Premier da solo mai sarebbe stato in grado di studiare certe mosse, perché per farlo occorrono sia l’esperienza che un potere di lungo corso, legami tali che non possono avere le persone normali. In fondo l’abbiamo visto, lo diciamo con rispetto, il professore è quello delle gaffe, delle scivolate, dell’inesperienza generale, figuriamoci dunque a preparare una tattica sottile.

Quando Conte ieri al Senato ammoniva che se fosse crisi tornerebbe in aula per cercare un’altra maggioranza, parlava dietro consiglio, una sorta di maggiore investitura per una eventuale carriera sua futura. Del resto che ci sia qualcuno tifoso di una maggioranza cattocomunista è noto, una alleanza di sinistra che raccolga il resto dei grillini per metterlo assieme al Pd e a qualche opportunista sparso, insomma una quercia, un ulivo, un albero postcomunista. In fondo l’Italia è una esperta nei ribaltoni, alla faccia di chi cita sempre la Costituzione, per giustificare soluzioni alternative purché siano nate in Parlamento, sbagliato il concetto. I padri costituenti a tutto pensavano fuorché ai ribaltoni quando scrissero quei passaggi della Carta, l’intenzione era di sottolineare il rispetto della volontà popolare delegata all’attività parlamentare, punto. Se poco poco i padri avessero pensato a questo uso postumo dell’intenzione, siatene certi nella Carta avrebbero vietato il ribaltone, tutti gli articoli comprese virgole e puntini, rimandando alla sovranità dei cittadini. Ecco perché troppo spesso si forza l’interpretazione del pensiero autentico della Costituzione. Ma quando mai l’Assemblea costituente avrebbe acconsentito a ribaltare il volere della gente, siamo sinceri.

Comunque sia, questa intenzione non avrà futuro finché ci sarà Matteo Renzi a tenere duro, l’ex premier ha detto, anzi giurato, che non sosterrà mai quel patto scellerato, e visto che i suoi parlamentari fanno la differenza, per il ribaltone non c’è speranza. Insomma siamo nel caos, lo vediamo tutti i giorni, ogni momento, per l’Italia e gli italiani è un tormento, per questo Matteo Salvini non deve aver paura di tornare al voto, per dare alla gente, e non ai giochi di palazzo, il diritto di stabilire chi preferisca al governo veramente.

Aggiornato il 25 luglio 2019 alle ore 10:41