Il piede in due staffe

Di piedi in due staffe in politica ne abbiamo visti tanti, chi lo ha fatto dietro le quinte, chi più spudoratamente, alla luce del giorno, insomma roba antica. Basterebbe pensare ai comunisti, che stavano in Italia con la Nato ma prendevano i finanziamenti dall’Unione Sovietica, dal patto di Varsavia, che oltretutto era un nemico conclamato.

Ma al di là dei comunisti, maestri del doppio gioco e dell’ipocrisia, il cattocomunismo ne rappresenta il simbolo evidente, il piede in due staffe di Matteo Salvini è tempo che finisca doverosamente. Sia chiaro, almeno sulla carta Matteo ha ragione, i sondaggi lo premiano, la sua gente è contenta, una anomalia che piace, eccome. Insomma il popolo leghista sembra felice del governo coi grillini, che aumenterà le tasse, lo statalismo e i suoi furbetti, il debito pubblico, che è di tutti, favorirà la cultura dell’assistenza, piuttosto che dello sviluppo e della coerenza. Verrebbe da dire, delle due l’una: o i leghisti ancora non percepiscono l’entità del conto che tra qualche mese pagheranno, oppure sulla “Via della Seta” sono stati fulminati dalla sinistra e dall’inganno.

Sia come sia, per gli elettori di Salvini, che lui stia coi grillini nel Paese, e con Forza Italia nelle Regioni, è cosa buona e giusta; per farla breve è normale. Bene, anzi male, ciò che non torna però è l’atteggiamento con Silvio Berlusconi, sgradevole e insofferente verso un Presidente che avrà commesso una montagna di sbagli, ma di cose buone pure ne ha fatte eccome. Salvini infatti dovrebbe ricordare che senza Berlusconi la Lega il Governo l’avrebbe sognato, che nel ’94 la Lega ha tradito, e che nonostante ciò è stata rispettata sempre; infine al Carroccio dovrebbero ricordare che senza Berlusconi sarebbero rimasti, chissà, la “costoletta” di Massimo D’Alema sulla griglia dei figliocci di Togliatti.

Sia chiaro, questi ricordi dovrebbero estesi a tutto il centrodestra. Insomma, quando era Berlusconi ad avere il 30 per cento, a Palazzo Grazioli c’era la fila per il numeretto di un’udienza. Così, solo per dire…

Ecco perché va male l’asprezza di Salvini con Forza Italia, oltretutto perché si allea ancora, perché visto che ama i grillini non li sceglie per le elezioni locali? Cosa vuole il “Capitano”? A quale centrodestra sta pensando? Qualcuno dovrebbe spiegare al leader della Lega che un centrodestra senza Forza Italia sarebbe da pensiero unico, da popolo del sissignore, da movimento sudamericano, altro che centrodestra diverso. I suoi amici dovrebbero fargli capire che tutte le esperienze da “dittatorelli”, o simpaticamente da Marchese Del Grillo, guarda caso, hanno sempre provocato una reazione di sinistra uguale e contraria, pericolosa. Insomma, quando ci si sposta troppo da una parte o dall’altra si schiaccia il pluralismo, il dialogo, il pensiero libero, e non si va lontano, per questo di Forza Italia non si può fare a meno.

Del resto, caro Salvini, per volare alto, nella politica, nella difesa del Paese, delle tradizioni e delle identità, per sostenere la sovranità liberale, quella all’inglese per intenderci, bisogna essere la Thatcher, un’aquila insomma, e non un passero solitario. Caro ministro dell’Interno, se lo faccia spiegare cosa significhi un’area di pensiero, un polo di riferimento aperto, e dopo per favore scelga, sia chiaro ed abbia coraggio, ci dica cosa vuole e non aspetti maggio.

Aggiornato il 27 marzo 2019 alle ore 11:23