Un gioco pericoloso

Come se non bastasse l’isolamento e il problema con l’Unione europea, rischiamo anche una frattura con gli States per la storia della “Via della Seta”. Di male in peggio.

Insomma, sull’accordo con la Cina bisogna non solo riflettere ma capire perché tutti aspettano a firmare. Perché sia chiaro, la tecnica cinese è sempre quella, l’invasività, la sindrome insomma da cinese è diventata da gramigna, che attecchisce e pervade tutto senza scampo. Del resto Donald Trump, l’unico al mondo in grado di farlo, non avrebbe preso la posizione che sappiamo se nei rapporti con la Cina l’odore di bruciato non fosse stato troppo.

Insomma, quando “l’impero” sorride e tende la mano è solo perché ha già deciso che vuole il braccio e tutto il resto, con il colosso comunista non si scherza. Oltretutto le scelleratezze emanate da questo Governo ci renderanno più fragili, più scalabili, più esposti agli attacchi dei mercati, figuriamoci coi cinesi. Ecco perché parliamo di gioco al massacro, specialmente sul versante dei grillini, che approfittano eccome di Matteo Salvini, della sua debolezza e della sua doppiezza sul fronte elettorale. Parliamoci chiaro, il leader leghista sta barattando l’alleanza innaturale con la crescita elettorale ai danni del Paese, perché lo sfascio dei conti e la correzione enorme è solo rimandata di qualche mese. Salvini canta vittorie che non esistono, perché sulla legittima difesa c’è il passaggio del Senato, sulle espulsioni siamo punto e a capo, sulla riforma del fisco vessatorio non ne parliamo, e la cancellazione della “Fornero” è diventata una barzelletta. Quota 100 infatti l’ha peggiorata e molto, così come da quando s’è messo coi grillini in Italia sta peggiorando tutto, tasse, Pil, burocrazia, spread e così via. Insomma, il gioco della Lega e di Salvini è un brutto gioco, che non ci piace affatto, oltretutto “tradisce” non solo il programma col quale si presentò al voto il 4 marzo del 2018, ma i principi elementari del popolo leghista.

A meno che tutti quelli che sostengono la Lega non siano diventati statalisti, assistenzialisti, favorevoli alla nullafacenza pubblica dei furbetti, contrari alla Tav e alle grandi opere infrastrutturali. A meno che i leghisti non abbiano sposato il forcaiolismo comunista dei grillini, l’uso delle tasse per colpire il benessere nato dal sudore, la cultura della mancia anziché dello sviluppo. Insomma, a meno che il popolo di Salvini non abbia tradita all’improvviso la storia di una vita insieme al centrodestra, quella che l’ha portata a fare esperienza di ministri e ministeri, a stare al governo con Meloni e Berlusconi.

Per farla breve, è un gioco inaccettabile quello che vediamo, anche perché siamo sicuri che se la Lega si fosse presentata nel 2018 alleata con Grillo, Fico e Di Maio, anziché il 17 avrebbe preso il 7 per cento e forse meno. Caro Salvini, la vittoria di maggio che lei aspetta, ammesso che sia, potrà essere quella di Pirro, anzi peggiore, perché coi comunisti a starci assieme non c’è futuro e soprattutto non c’è azzurro.

Aggiornato il 12 marzo 2019 alle ore 11:58