Tanto tuonò che non piovve

È iniziato il nuovo anno ma la Regione, come era prevedibile, non è uscita dal commissariamento della sanità. A fine anno è stato approvato il bilancio della Regione e dell’uscita dal commissariamento non c’è nessuna traccia. Eppure l’operazione era stata strombazzata durante tutta la campagna elettorale dello scorso anno, addirittura l’annuncio avvenne con una conferenza stampa del presidente Zingaretti e dell’allora ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin.

Certo, già allora era sembrato molto strano che la fine del commissariamento venisse annunciata quasi un anno prima, cosa mai avvenuta con altre Regioni. Era evidente l’intento propagandistico ai fini elettorali dell’annuncio.

D’altra parte che non ci fossero le condizioni per l’uscita dal commissariamento era evidente già da alcuni mesi, bastava leggere i verbali del tavolo tecnico di monitoraggio del Mef per capirlo. I programmi operativi della Regione prevedevano per il 2018 il pareggio di bilancio, mentre secondo gli ultimi dati il disavanzo di quest’anno dovrebbe attestarsi intorno ai 90 milioni di euro.

La partita dunque si sposta alla primavera di quest’anno, quando si avranno il consuntivo reale del 2018 e le proiezioni dei primi mesi del 2019, che a mio parere daranno un disavanzo più alto dello scorso anno. La giunta Zingaretti non potendo usare la gran cassa dall’uscita del commissariamento della sanità ha suonato quella dell’approvazione in bilancio della riduzione dell’Irap, per poche aziende, che vale circa 20 milioni.

L’obiettivo è quello di scrollarsi di dosso l’accusa di essere la Regione con le tasse più alte e soprattutto poter criticare su questo terreno il governo nazionale. Peccato questo somigli più o meno al gioco delle tre carte: Perché le addizionali Irpef nel Lazio restano al livello massimo consentito dalla legge e restano le più alte tra tutte le regioni.

Infatti la legge di bilancio conferma le aliquote attualmente in vigore per gli anni di imposta 2018-2021: 1,73% sino a 15mila euro di reddito; 2,73 per cento oltre i 15mila e sino a 28mila euro; 2,93 per cento oltre 28mila e sino a 55mila euro; 3,23 per cento oltre 55mila e sino a 75mila euro; 3,33% oltre 75mila euro. Restano confermate anche le esenzioni previste negli anni precedenti.

L’aliquota massima del 3,33 per cento risulta la più alta tra tutte le Regioni. Solo il Piemonte ha la stessa aliquota, ma ha quella base pari all’1,62% e quindi più bassa di quella del Lazio. In Abruzzo l’aliquota massima è pari all’1,73 per cento, in Basilicata al 2,33 per cento, in Calabria all’1,73 per cento, in Campania al 2,03 per cento, in Emilia-Romagna al 2,33 per cento, in Friuli-Venezia Giulia all’1,23 per cento, in Liguria al 2,33 per cento, in Lombardia all’1,74%, nelle Marche all’1,73 per cento, nel Molise al 2,33 per cento, in Puglia all’1,73 per cento, in Sardegna all’1,23 per cento, in Umbria all’1,83 per cento e nel Veneto all’1,23 per cento. Per legge l’aliquota addizionale base dell’addizionale regionale è pari all’1,23 per cento e la legge sul federalismo fiscale prevede che le Regioni possono variarla sino al limite massimo del 3,33 per cento.

Quando Nicola Zingaretti si è insediato nel 2013 l’aliquota che si applicava nel Lazio a tutte le fasce di reddito era pari all’1,173%, perché all’aliquota base dell’1,23% si aggiungeva l’aliquota dello 0,50% per la copertura del disavanzo sanitario.

È stata la giunta Zingaretti nella prima manovra di bilancio del 2013 a portare le aliquote Irpef al massimo consentito dalla legge. Non solo, ma la giunta Zingaretti mantiene la cosiddetta aliquota sanità pari allo 0,50 per cento, che viene pagata da tutti i redditi anche quelli sotto i 15mila euro, nonostante potrebbe cancellarla o almeno abbassarla, perché c’è un extra gettito che da alcuni anni viene utilizzato per altri scopi. Infatti, questa aliquota dello 0,50 per cento cuba circa 700 milioni l’anno, mentre per la copertura del disavanzo sanitario per il 2018 deve essere accantonata una cifra pari a 90 milioni. Tanto che il ministero dell’Economia e delle Finanze, in sede di verifica al tavolo tecnico, ha già più volte detto alla Regione che l’aliquota può essere abbassata. La Regione Piemonte che sino a qualche mese fa era nelle stesse condizioni del Lazio già due anni fa ha abbassato l’aliquota sanitaria, tanto che l’aliquota base è pari a 1,62 per cento.

In conclusione, la giunta Zingaretti abbassa l’Irap per una manciata di milioni di euro ma conferma le addizionali Irpef al massimo consentito dalla legge e mantiene l’aliquota sanitaria che potrebbe essere di fatto abolita. Altro che grancassa.

Aggiornato il 04 gennaio 2019 alle ore 13:32