Salvate solo le apparenze

Toppe peggiori del buco, pur di salvare le apparenze, cosi si è risolta la lite infinita sulla manovra, tra le posizioni leghiste e quelle grilline.

A leggere infatti, quel che si può leggere, viene da ridere solo a pensare alla famosa semplificazione, che specialmente i grillini, hanno sbandierato in lungo e largo. Avete visto come avverrà la pace fiscale? Quali saranno i calcoli da fare? Come bisognerà procedere? Come predisporre un riepilogo di tutto? Un garbuglio incredibile, pur di poter dire che non si tratta di condono, salvando la faccia a scapito della semplificazione:

Saremo pessimisti oppure troppo critici, ma temiamo che dalla pace fiscale per come è messa, uscirà fuori un casino tale, da far rimpiangere il ravvedimento operoso e la voluntary disclosure. Per non parlare della quota 100, intorno alla quale non solo si genereranno altre ingiustizie, favorito il nord rispetto al sud, gli uomini sulle donne, ma obbligherà a un metodo di conto per l’accesso, da rebus enigmistico.

Oltretutto resta irrisolto il nodo pensionistico della “vecchiaia”, che è il problema vero, perché conto è decidere se smettere utilizzando quota 100, altro è restare nella terra di nessuno, senza lavoro e senza pensione. Che ne facciamo di quella moltitudine di gente, che ha passato 60 anni e versato contributi per 25 ma che non può utilizzare quota 100, non trova lavoro e deve aspettare anni senza niente? Che ne facciamo di questa massa di persone abbandonata all’attesa dei 67 anni stabiliti da Fornero? Li lasciamo soli come fossero di serie b? Oppure ci pensiamo per trovare una soluzione meno vergognosa dell’Ape?

Insomma, la realtà è che sulla legge Fornero resta in piedi quasi tutto, la quota 100 è un pannicello caldo, i tagli previsti sulle pensioni d’oro, sono fatti male e a rischio di ricorso, le coperture sono tutte da trovare e la riforma del sistema resta una chimera. Per non parlare della flat tax, che ovviamente è tutt’altra cosa, offriranno qualche sconticino, qualcosa di più dei precedenti, insomma una scopiazzatura del passato, nulla a vedere con la tassa piatta. Ecco perché viene il sorriso a sentire Di Maio citare Roosevelt sulla paura, perché questa manovra è proprio legata alla paura, quella del condono, delle reazioni dell’elettorato comunista, dei giudizi dei grillini manettari, del pauperismo della base elettorale. Resta insomma il problema di fondo, una manovra a debito in cambio di sussidi, assistenza, statalismo, impiego improduttivo e regali elettorali, nulla più. Quale sarebbe dunque il cambiamento? Quale cambiamento se l’Italia è andata storta proprio per questi motivi? Per il troppo statalismo, per il troppo assistenzialismo, per l’uso distorto del welfare, per il troppo impiego furbetto e nullafacente.

Al Paese serve l’opposto, l’esatto opposto, meno Stato, meno limiti all’intrapresa, meno vincoli ideologici, meno regole assistenziali, meno vincoli alla flessibilità, meno impedimenti al credito, meno terrore fiscale, al Paese serve libertà, più liberta su tutto. Speriamo che il passaggio in Parlamento porti consiglio così come la notte, e porti la convinzione che un Paese per funzionare bene deve essere piuttosto che apparire.

 

Aggiornato il 16 ottobre 2018 alle ore 11:17