Pisana: il patto d’aula danneggerà Zingaretti

Com’era evidente, da giorni Nicola Zingaretti è andato avanti nell’operazione di acquisire in Consiglio la maggioranza con il sostegno dei due consiglieri del gruppo misto, eletti con il centrodestra, in cambio della vicepresidenza del Consiglio e della presidenza della commissione consiliare sul monitoraggio delle leggi.

Non mi scandalizzo, non mi meraviglio, non demonizzo nessuno, né ho viste tante, ma è inutile scomodare concetti come “un patto di aula per il bene della nostra comunità, come fa Zingaretti, o come “l’era post-ideologica che stiamo vivendo”, come fa Massimiliano Smeriglio, perché questa è una operazione di puro trasformismo politico. Un’operazione che alla fine danneggerà Zingaretti, che tiene molto alla sua immagine, perché va esattamente nella direzione opposta a quelle buone pratiche di politica di cui parla in continuazione. E i suoi avversari interni useranno questa operazione contro di lui, anche quelli del Lazio che gliel’hanno fatta fare proprio per fargli commettere un passo falso.

E sinceramente non capisco chi gliel’ha fatto fare! Zingaretti all’inizio della legislatura, pur lanciando la teoria delle maggioranze bilanciate, aveva fatto un accordo politico con il Movimento 5 Stelle ed era riuscito a dividere il centrodestra sulla distribuzione delle rappresentanze istituzionali in Consiglio. Tanto da trasformare l’anatra zoppa in un evidente vantaggio per la sua giunta con i provvedimenti approvati sempre a larga maggioranza e senza nessuna difficoltà. Probabilmente il Presidente della Regione Lazio scommetteva sulla nascita di un Governo 5 Stelle-Pd, e invece è nato un M5S-Lega che ha cambiato il quadro.

Infatti Zingaretti ha deciso di candidarsi alla segreteria del Partito Democratico e ogni giorno attacca il Governo, e per dare forza e credibilità alla sua candidatura alla segreteria del Pd ha pensato dunque di liberarsi dell’alleanza con i 5 Stelle e trovarsi una maggioranza autonoma in Consiglio. Da qui l’idea del patto d’aula, con un documento che parla di tante cose ovvie, ma non affronta i veri problemi strutturali della Regione, scritto appositamente per compiere l’operazione in atto.

Quanto al merito, io non credo che saranno due voti a risolvere il problema dei numeri in Consiglio dal momento che le cose da fare sono talmente importanti che Zingaretti avrebbe bisogno di un largo consenso. Mi riferisco all’emergenza rifiuti e alle decisioni da prendere sugli impianti utili alla chiusura del ciclo, così come agli interventi strutturali sulla sanità che ha raggiunto livelli preoccupanti di malfunzionamento.

Inoltre, come ha messo in evidenza la recente relazione della Corte di conti in merito al giudizio di parifica del bilancio 2017, i conti della Regione sono solo apparentemente in ordine, perché l’equilibrio è dato da un forte indebitamento e dalla pressione fiscale che è la più alta di tutte le Regioni. Non solo ma, con un bilancio ingessato, tutto vincolato da spese fisse e con soli 400 milioni di euro l’anno per le spese di investimento, non credo si possa fare qualcosa per lo sviluppo e la crescita. E la situazione è talmente complicata che la Giunta Zingaretti non riesce ad abbassare le addizionali Irpef, neanche la quota della sanità che produce un forte extra-gettito, altrimenti non riuscirebbe a coprire servizi cruciali come il trasporto pubblico locale e i servizi sociali. Questi sono i problemi che la Regione ha di fronte e che non hanno trovato spazio nel patto d’aula.

Aggiornato il 08 agosto 2018 alle ore 19:46