Esattamente ciò che si sospettava, la smania di potere, di superiorità su tutti, l’incoerenza e la tanta, troppa demagogia hanno fatto il loro corso. Del resto cosa poteva nascere dall’incontro forzato fra due politiche alternative che si sono sempre combattute senza sottrazione di critiche e che oggi fanno finta di niente pur di unirsi per governare.
Il contratto tra Lega e Movimento Cinque Stelle, infatti, è un’altra eresia perché la strada di un Esecutivo durante la legislatura è talmente piena di variabili che contrattualizzare i temi, con vincoli e penali, francamente suscita il sorriso.
Oltretutto l’Italia non è la Germania e i pentastellati farebbero bene a studiarsi la costituzione e l’architettura istituzionale di quel Paese prima di parlare a vanvera sulle similitudini. Come se non bastasse, sta uscendo fuori un programma finale di governo che non è né carne né pesce; insomma è una poltiglia miscelata che sa di poco o niente, che costerà un botto e costituirà problemi e difficoltà. Per farla breve un pataracchio, così come un pataracchio è stato tutto ciò che è accaduto dal 4 marzo in poi, un crescendo di errori da una parte e dall’altra da far impallidire il teatro della satira.
Con tutto il rispetto possibile e dovuto, persino il capo dello Stato si è lasciato trascinare perché l’unica via maestra avrebbe dovuto essere quella dell’incarico immediato alla coalizione vittoriosa e arrivata prima alle urne, il centrodestra, per consentire la verifica di una piena maggioranza parlamentare. Ecco perché citare Einaudi serve solo a rendere più plastiche e marcate le differenze fra tutto e tutti di ora con allora.
Adesso resta la speranza e l’auspicio che seppure a dispetto dei Santi, perché l’unione fra Lega e Cinque Stelle farebbe il paio con quella fra Zichichi e Odifreddi, l’esperimento funzioni. In fondo c’è sempre un’eccezione che conferma la regola e l’Italia e gli italiani se la meriterebbero eccome. Chi vivrà vedrà.
Aggiornato il 14 maggio 2018 alle ore 11:27