La pensione? In articulo mortis

È di queste ore l’ennesimo annuncio sull’innalzamento dell’età pensionabile che, passo dopo passo, si avvicina sempre più al cosiddetto punto di morte.

Insomma, in Italia come al solito la soluzione dei problemi più grandi è affidata a interventi parziali, iniqui, contraddittori e soprattutto scriteriati. Va da sé, infatti, che aver pensato di mettere in sicurezza il sistema previdenziale solo con l’innalzamento dell’età si sta rivelando per un verso una sciocchezza e per l’altro fonte di squilibrio e indignazione.

Soluzioni di questo tipo, cioè da “pezza a colori”, da noi sono un classico; lo sono in materia di giustizia, di fisco, di lavoro, di sanità e via dicendo. Insomma, i nostri politici non essendo capaci e non avendo il coraggio di affrontare la realtà con interventi di riforma complessiva di questo o quel comparto, si dedicano a mettere toppe, oggi di qua e domani di là. Per questo l’Italia è diventata un sistema colabrodo, dove funziona poco o niente, i servizi pubblici sono pessimi, le tasse insopportabili e le ingiustizie sociali all’ordine del giorno.

Del resto lo stiamo vedendo in queste settimane, con l’esasperazione che sta creando l’ondata incessante di migranti sconosciuti che approdano in Italia, il Governo cosa fa? Pensa di mettere la fiducia sullo Ius soli, incredibile. Come è incredibile la proposta sull’autocertificazione per i primi tre giorni di assenza per malattia e molte altre cose di cui vi risparmiamo l’elenco. Pensare, infatti, di utilizzare una delle poche buone leggi emanate, l’autocertificazione, per l’ultima delle cose necessarie, oggi, è veramente incomprensibile.

Insomma, anziché estendere ai cittadini la possibilità di autocertificarsi su quelle pratiche che li costringono a file, domande, richieste, ricerche estenuanti, la si vuole estendere per una rischiosa eventualità nel Paese dei furbetti. Che dire cari amici, ci sarebbe materia da psicoanalisi, ma in Italia funziona così e purtroppo per tutto. I governanti sbagliano consapevolmente e poi entrano nel panico per i danni e le conseguenze sociali ed economiche che provocano. Basterebbe fare l’elenco dei provvedimenti assurdi e insensati che in questi anni si sono emanati, per capire il perché siamo ridotti così. La prima e più importante cosa che servirebbe è una classe politica e dirigente preparata, onesta e coraggiosa, in grado di affrontare la realtà per quello che è e non per quello che si cerca di far credere.

Insomma, la storia della pensione in “punto di morte” è lo specchio di una miopia, di una incapacità e di una ipocrisia politica che senza correzioni ci porterà alla deriva. L’unica consolazione è quella che, volente o nolente, tra qualche mese voteremo e allora dipenderà solo dalle nostre scelte.

Aggiornato il 06 luglio 2017 alle ore 21:58