Sul terrorismo non chiamatemi profeta di sventura

Chissà se l’ultimo attentato di Londra metterà i titoli di coda a questa accoglienza indiscriminata. Ne abbiamo denunciato business e malaffare, ne abbiamo evidenziato il politicamente corretto, tanto da doverci giustificare ogni volta con il consueto incipit del “non sono razzista però...”. E infatti nessuno è razzista e sono anche stanco di dirlo. Perché di fatto ridurre la lotta al fenomeno dei flussi migratori incontrollati e indiscriminati a razzismo significa sottovalutare la portata del problema, quasi schernire l’essenziale di una battaglia politica, che è tutto fuorché emotiva, perché è anzi lucida e ben ponderata da parte nostra.

Negli ultimi tre anni l’Europa è stata colpita ben quattro volte a Parigi e due a Bruxelles e Londra, senza dimenticare gli attentati di Stoccolma, Nizza, Berlino, Manchester, tutti di matrice islamica. Hanno colpito nel cuore dell’Europa, preso di mira mezzi e locali pubblici, colpendo con armi da taglio e da fuoco, con esplosivi o mezzi pesanti. Ormai siamo sotto attacco, e c’è ancora chi tende a giustificare questa inaudita assassina violenza, parlando di necessità di integrazione.

A colpire sono state proprio le terze e le quarte generazioni, altro che integrazione. Molti di voi si chiederanno allora: e cosa c’entra tutto ciò con l’invasione delle coste del Mediterraneo? Purtroppo c’entra e come. Anzitutto la possibilità senza il benché minimo controllo di poter scambiare informazioni, travalicare confini, andare e tornare per e dai luoghi in cui ci si addestra a questa ferocia: Libia, Siria, Iraq e chissà quali altri posti.

Ma non è tutto. Compito della politica è sicuramente gestire e reprimere questi eventi terroristici, analizzare le cause e prendere le relative decisioni nel presente, ma c’è di più. Oggi la Politica ha l’assoluto dovere di gestire i mesi e gli anni che verranno, di poter immaginare come questo fenomeno terroristico possa evolversi, alimentarsi, ampliarsi.

Dobbiamo cioè comprendere non solo come evitare che le attuali terze e quarte generazioni possano compiere attentati, ma anche pensare al fatto che molti, moltissimi di quelli che oggi chiamano irresponsabilmente rifugiati possano diventare le terze e le quarte generazioni di domani. Di come possano prendere il testimone del terrorismo di matrice islamica, del fondamentalismo, dell’odio indiscriminato verso la nostra società.

Insomma, dobbiamo evitare che ancora tra vent’anni anche noi saremmo costretti a subire tutto questo. In molti, sul fronte progressista del politicamente corretto, sono a dire che queste terze e quarte generazioni non siano state integrate, che la società e gli Stati abbiano voltato le spalle a questi figli e nipoti di immigrati. Immigrati arrivati in molti, ma con flussi ordinati, numericamente contenuti, e soprattutto in un contesto socio-economico europeo ben diverso da quello attuale fatto di depressione e austerità. Immaginate se non siamo riusciti ieri a gestire questi numeri come potremo gestire domani migliaia e migliaia di migranti, di figli e nipoti di migranti, senza un soldo pubblico, con l’Europa che ci chiede ogni giorno sempre più tagli, anche nell’assistenza e nella sanità. Quei tagli che oggi stanno subendo solo gli italiani, in particolare i più poveri, e da cui invece i migranti sono esenti. Quando però le risorse in favore dei cosiddetti rifugiati saranno terminate, quando il grande Bengodi assistenzialista pro-immigrati sarà ai titoli di coda, che cosa accadrà ai migranti arrivati in Italia e non abituati a lavorare? Si sentiranno già loro, e non dovremo aspettare i loro figli e nipoti, traditi dallo Stato, saranno più rabbiosi di oggi, esigeranno, alcuni di essi passeranno all’azione.

E allora, se gli italiani esisteranno ancora e se il progetto di sostituzione non sarà terminato, saranno guai per i nostri figli e nipoti. Direte che sono allarmista, populista, anche razzista, ma ho semplicemente analizzato, razionalmente, che cosa potrebbe accadere.

E non serve uno scienziato, né un politico, e neanche un sacerdote a dire il vero, per sapere che l’ospitalità, la tolleranza, l’aiuto sono dovere di ogni essere umano, fanno parte della nostra cultura cristiana e latina. Ma con un mantello possiamo aiutare a coprire due, tre, quattro esseri umani, non cento. In cento sotto al mio mantello non riparerei dal freddo né me né nessuno dei cento. E’ così, con flussi migratori indiscriminati arriveremo a umiliare il popolo italiano e, allo stesso tempo, a non produrre nulla di buono per chi oggi chiede aiuto. E non chiamatemi profeta di sventura…

(*) Consigliere regionale e membro dell’Assemblea Nazionale di Fratelli d’Italia

Aggiornato il 14 giugno 2017 alle ore 11:04