Considerazioni sconsiderate su risultati probabili

Siamo nella “giornata dei commenti” su una tornata elettorale amministrativa di non primissima estensione ed importanza. Ma in un Paese in cui commenti ed ispirazioni si traggono persino dalle “primarie”, cioè da una cosa che non esiste se non nella fantasia imbrogliona di imitatori occasionali del sentito dire americano, anche queste hanno diritto alla considerazione ed ai commenti più disparati e contraddittori di commentatori per lo più scarsamente informati e molto interessati.

Disinformatissimo e disinteressantissimo (almeno nel senso corrente del termine) dico anch’io la mia, che quanti mi conoscono, magari, me ne chiederanno. Una prima impressione: Matteo Renzi e il Partito Democratico non hanno ancora digerito, e se lo ritrovano sullo stomaco, il risultato del referendum del 4 dicembre scorso. Il “non è successo niente” della loro strage ha dato, occorre riconoscerlo, frutti (per loro) positivi, che però vanno svanendo.

Il “Partito della Nazione”, malgrado sciocchezze compiute dai suoi avversari, malgrado la sceneggiata falsamente espiativa delle “primarie” con Michele Emiliano e Andrea Orlando a fare da spalla a Renzi, non ha retto, malgrado l’impegno di un po’ tutta la stampa, al compito impossibile di riciclare il personaggio.

Secondo: il partito dell’antipolitica e degli arrabbiati non sembra, alla prova del giudizio degli elettori, alle prese con problemi cittadini più “concreti” ed avvertibili come tali dagli elettori, far breccia oltre il limite di una sua inevitabile “normalizzazione”. Esaurita la forza demolitrice dei “vaffa” dell’abbaiante capelluto leader, la vacuità e l’inadeguatezza culturale dei suoi “eroi telematici” finisce con essere avvertita ed annoiare quella stessa ondata di reazione alle ripetute gaffes della “politica ufficiale” su cui si è fondato il suo iniziale successo. Semmai gli esponenti della “novità” grillina hanno fatto più presto del previsto (anche perché ciò è più facile in elezioni locali) a diventare insopportabili anche per un pubblico forgiato ai canoni della stessa loro subcultura.

Terzo: il centrodestra, malgrado abbia accumulato negli ultimi mesi una ragguardevole quantità di errori, sembra essersi ripreso meglio che nelle previsioni, forse perché trattandosi di elezioni amministrative e parziali, i suoi leader sono rimasti più lontani dalla competizione e dagli occhi e dalle orecchie degli elettori. Ecc. ecc.. Qualcos’altro meglio può dirsi dopo il ballottaggio.

Quarto: Si direbbe che il progetto Ingroia, consistente nell’offrire al Movimento Cinque Stelle un’“uscita dall’isolamento” attraverso una condivisione (col ruolo di tifoseria) col Partito dei Magistrati di una politica giudizial-populista, non sembri abbia portato bene ai grillini. Ma occorrerebbe analizzare anzitutto il “difficile” voto siciliano. E, poi, quella politica non è nuova. Un legame di comune subcultura e ignoranza del diritto e della giustizia li ha sempre appaiati.

Quinto: sembrerebbe che lo sfaldarsi dei 5 Stelle giovi più a destra che a sinistra. È logico. Ma è la sconfitta dell’ultima spiaggia di Renzi, Dopo di che dite pure che sono un inguaribile rompiscatole e una malalingua. Non mi pare di dover dissentire. Ma...

Aggiornato il 12 giugno 2017 alle ore 22:12