Sembra non terminare mai l’eterna lotta tra i “delfini” del Cavaliere e il Cavaliere stesso. Da Stefano Parisi a Giovanni Toti, la fine dei delfini sembra essere sempre la stessa: prima benedetti ed esposti al pubblico, poi rimessi nell’acquario. In ordine, e con i vetri oscurati.
È successo così con Gianfranco Fini (celebre il suo “che fai, mi cacci?”), con Angelino Alfano, con Stefano Parisi, quest’ultimo prima lanciato e poi “cazziato”. Ogni anno un delfino viene sacrificato sull’altare dei leader di Silvio Berlusconi. Forse potrebbe trattarsi di una procedura standardizzata che mette alla prova l’autonomia, ma anche e soprattutto l’umiltà dell’aspirante leader e il rispetto delle gerarchie. Concetti che a Berlusconi sono sempre stati cari. Nessuno fino ad oggi sembra aver superato il test del leader: ogni delfino, investito dell’autorità di Berlusconi, ha poi peccato di superbia, di arroganza, di mancata subordinazione. E così in questi giorni si sta consumando, forse, l’ennesimo strappo.
Giovanni Toti, attuale governatore della Liguria e investito del ruolo di “consulente politico” di Silvio Berlusconi nel 2014, è stato considerato a lungo come il possibile successore del Cavaliere. Al partito fu dato ordine di sostenerlo alle Europee del 2014 e poi alle Regionali della Liguria del 2015. In entrambi i casi si trattò di una candidatura “a sorpresa” e con il classico profilo del leader post-Berlusconi: proveniente dalla società civile e con nessuna esperienza in politica prima di quel giorno. Eppure in questi giorni si sta consumando forse l’ennesimo strappo tra leader e post-leader.
Secondo la stampa locale, lunedì sera Berlusconi ha presentato ufficialmente il candidato sindaco per la città di Genova, Giancarlo Vinacci, un manager genovese che vive da molti anni a Milano e opera nel settore assicurativo-finanziario. Il candidato era già stato “consacrato” prima di Natale, in un’altra cena riservata agli addetti ai lavori, ma la nomina non ha incontrato il sostegno di Toti, che non è solo presidente della Regione, ma ormai deus ex machina del centrodestra ligure, e che vorrebbe una candidatura femminile, la ex giornalista Mediaset Ilaria Cavo, attuale assessore della giunta Toti. Uno scontro, quello tra il governatore e Berlusconi, che trova origine anche nella strategia di Toti di non far presentare le liste di Forza Italia nei capoluoghi di provincia della Liguria. Forza Italia, nella regione, dal 2015 è sostituita da una “Lista Toti”, controllata dallo stesso presidente della Regione. Una scelta orientata dalla convinzione che i cittadini siano in grado di apprezzare maggiormente esperienze “civiche” piuttosto che partitiche, ma che ha incontrato i malumori del partito.
Insomma, Giovanni Toti rivendica autonomia e indipendenza dal Cavaliere, per esigenze strategiche e di posizionamento, esattamente come fece Alfano, come fece Gianfranco Fini, e come sta facendo Stefano Parisi con il suo nuovo movimento “Energie per l’Italia”. Gli altri delfini, però, non ricoprivano ruoli locali di questa importanza. La possibilità di creare uno strappo tra Forza Italia e l’ormai ex delfino Giovanni Toti è concreta, e le conseguenze politiche sono nazionali. Toti è infatti il più fedele e fidato alleato di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, con i quali ha costruito una relazione politica stabile e che guarda al futuro della coalizione. Silvio Berlusconi, d'altro canto, non ha mai amato la mancanza di “subordinazione”, e proprio su scontri come questi ha costruito e ricostruito scissioni e alleanze. Gli aspiranti leader sono avvertiti.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:46