Sapere, riflettere e poi agire! (Capitolo 70) - Circa la realtà politica, il nostro popolo è combinato male e molti, prima di cercare altrove la colpa di certa inefficacia, dovrebbero cercarla in se stessi. Giunto al capitolo 70, questo corso si augura di invogliare a riflettere sulla banalità dei troppi atteggiamenti che hanno portato alla totale inconcludenza della rivalsa politica popolare italiana.
È incosciente e vanitoso chi pensa di proporsi senza avere cognizione dei meccanismi perversi e truffaldini, descritti anche in questi capitoli, che la nostra subdola democrazia usa per rendere inconsistenti le odierne manifestazioni di malcontento popolare. Ciascuno dovrebbe farsi autonomo carico di una così pesante responsabilità e capire che la suggestione e la superficialità non possono portare alla ragione.
Siamo invasi dai “progettisti” delle cose inutili ed è ormai tempo che il popolo di buon senso si riunisca intorno a iniziative dettate dalla conoscenza e non della cecità della suggestione e della fissazione.
In democrazia, si deve percorrere il sacrificio della conoscenza, poi giudicare e dunque scegliere; ciò è gravoso ma indispensabile. Quelli il cui sapere è dettato dalla prigionia culturale delle frasi fatte, quelli che “io non giudico”, quelli che “adesso basta”, quelli che “in concreto e subito” e cose del genere, sono espressione di una società ingenua e anche presuntuosa.
Non saremo credibili né efficaci, se non daremo una diversa fisionomia alle nostre azioni di rivalsa politica popolare. Siamo così fissati e narcisisti che pretendiamo perfino di rendere soggettivo il significato delle parole (capitolo n. 16).
Jacques Maritain, per esempio, come a chiedere di capire la distinzione tra cristianesimo e cristianità; affermava che l’uno è un messaggio che non può essere identificato con nessun popolo, mentre l’altra è il prodotto di una cultura che un popolo può fare propria. Cedendo troppo spazio alla comoda emotività, noi abbiamo assunto le nostre fissazioni personali come verità assolute. Continuando così, ammesso di non esserne integrati, saremo osservatori passivi dell’emergenza educativa e dell’incosciente distacco dalla cultura, che stanno gettando i tentacoli sulla nostra società. In tema di presunte novità politiche popolari, è opportuno non lodare i portatori di atteggiamenti adulativi o grottescamente rivoluzionari, né confondere gli aspetti della libera analisi con quelli della critica preconcetta.
Liberi dalla tentazione delle comode suggestioni, individueremo più facilmente le strategie popolari atte a conseguire obiettivi utili. Chi si pone quale leader popolare usando l’inganno di certe illusioni o avendo un recondito e servile tornaconto, accresce l’indice d’impotenza politica della collettività. Trasmettere competenza e rispetto, porta a ricevere fiducia; ciò conferisce successo e longevità all’aggregazione politica popolare. I convinti “illuminati”, i vanitosi e i presuntuosi amputano e uccidono la possibilità popolare di fare squadra. Molti cittadini di buona volontà, un po’ come se fossero inseriti nella fila dei mattoncini del gioco del domino, sono esposti a cadere senza colpa, a causa dell’impreparazione di quanti cadono pur sentendosi imbattibili.
Aggiornato il 07 aprile 2017 alle ore 17:58