I probiviri (Capitolo 65) - Gli statuti dei partiti contemplano i probiviri e il collegio da essi formato per risolvere le eventuali controversie interne al partito stesso. L’etimo è latino; “probus” vuol dire onesto e integerrimo, mentre “vir” vuol dire uomo. Dunque, secondo l’etimologia, i probiviri sono uomini onesti, membri di un collegio che dovrebbe essere l’organo di garanzia più irreprensibile del partito. Tanto prestigio rende spontanee alcune domande.
I probiviri sono eletti? Sono nominati? Da chi e con quale criterio vengono scelti? Nei livelli territorialmente periferici non sono sempre “esistenti”, ma nelle dimensioni regionali e nazionale essi devono “materializzarsi” almeno in caso di necessità. Il problema è che spesso non si sa chi siano e, altrettanto spesso, sono tirati fuori come dal cilindro del prestigiatore, proprio quando la controversia è arrivata a un punto tale da non lasciare più spazio alla possibilità di redimersi. È difficile che un qualsiasi partito politico renda noti i nomi dei membri del collegio dei probiviri e del loro presidente, anche se tale atteggiamento può trovare una parziale giustificazione nell’oggettiva necessità di riservatezza.
In ogni modo, non si tratta di dirigenti eletti dal congresso ma di uomini esterni, scelti per meriti e pregi non comuni; dunque, diversamente da certi omuncoli che assurgono ai vari livelli di dirigenza, può accadere che qualche proboviro sia effettivamente probo. Il “disobbediente” talvolta citato in queste pagine ne ha avuto prova diretta e giacché qui si raccontano cose vere, è corretto menzionare che egli stesso subì il tentativo di calunnia sulla stampa e la minaccia di denuncia alla magistratura, proprio come descritto nel capitolo 59. È doveroso precisare che, in quell’occasione, l’integerrimo presidente nazionale del collegio dei probiviri, notata l’angheria perpetrata da certi dirigenti del partito, mise in guardia dalle gravi conseguenze insite in quella deplorevole azione; il partito si fermò. (ndr - non ci sono stati processi, ma memorie e giornali sono a disposizione).
Ritornando alla nostra diretta, vedremo che il congresso sarà convalidato nonostante i mille episodi di prepotenza. Le due signore si rivolgeranno ai probiviri; è una questione interna ma i tempi saranno snervanti come quelli della giustizia dei tribunali. Inoltre, dov’è la prova che le due signore ricorrenti ai probiviri fossero scrutatrici? Il tavolino? No, come sappiamo, quel tavolino ufficialmente non esiste? Anzi, la “frittata” si può perfino rigirare e magari arriva un altro ricorso nel quale si accusano le due signore di chissà quale falsa dichiarazione.
In quest’ultimo caso, si potrebbe invece essere convocati immediatamente e dopo una serie di scontate e pompose citazioni sulla storica etica del partito, si sentiranno parole come: “Conveniamo di chiudere bonariamente la questione; si tratta di momenti concitati che non meritano ulteriori considerazioni”. Non ti adegui, non accetti? Allora la denuncia di tesseramento falso arriverà nel tribunale vero... il fine è piegare chiunque pensi di uscire dal “tracciato”.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 16:55