Cavalcoli e il suo Dio

“Arrivo al dunque, il castigo divino... Si ha l’impressione che queste offese che si recano alla legge divina, pensate alla dignità della famiglia, alla dignità del matrimonio, alla stessa dignità delle unioni sessuali al limite... Vien fatto veramente di pensare che qui siamo davanti al castigo divino”.

Queste le considerazioni formulate dal teologo ravennate Giovanni Cavalcoli; considerazioni che hanno scatenato le violente reazioni di credenti e non, reazioni a nostro avviso riconducibili a scarsa intelligenza quando non a patente vigliaccheria.

Il Dio dell’Antico Testamento, a causa dei peccati degli adulti, non uccide forse anche gli innocenti, come i bambini di Sodoma e Gomorra (solo soggettivamente innocenti, peraltro, in quanto segnati anch’essi dal peccato originale) e tutti i primogeniti maschi egizi? E il Gesù dei Vangeli, sul monte degli Ulivi, non si rivolge forse ai discepoli in questi termini: “E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori”?

Il credente allora che escluda con certezza che un terremoto possa essere espressione della volontà divina lo fa o per ignoranza dei testi in cui afferma di credere o per viltà, consapevole di esporsi in caso contrario alla gogna mediatica. Ma anche coloro che, pur non credenti, hanno partecipato alla lapidazione verbale di Giovanni Cavalcoli hanno mostrato miseria intellettuale e ottuso conformismo. Perché mai infatti per un non credente la proposta, l’ostentazione di un Dio che sempre perdona dovrebbero essere più ragionevoli, più plausibili di quelle di un Dio che massacra?

Di più; perché mai, sempre per un non credente, l’esibizione di un Dio, che pur potendolo fare con un solo cenno della mano, non salva una famiglia di Accumoli, sterminata dal campanile della chiesa abbattuta dal terremoto, dovrebbe essere più sensata del Dio disegnato da Cavalcoli, che atterra in piena consapevolezza colpevoli e innocenti? Il teologo domenicano ha ricordato a noi tutti, credenti e non, un Dio scomodo, impresentabile, la cui vista non può essere sostenuta da chi, terrorizzato, quel Dio lo può concepire solo come misericordioso. Ma chi, credente o non credente, sa resistere alla reazione rabbiosa della canaglia che, pavida, deve organizzare l’ennesimo Piazzale Loreto per esorcizzare le proprie paure, deve schierarsi a fianco di Giovanni Cavalcoli e difendere ancora una volta, come insegna Walter Block, l’indifendibile.

(*) Professore Associato in Storia contemporanea - Università degli Studi Roma Tre

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:27