A Milano Stefano Parisi è il candidato sindaco outsider di questa campagna elettorale. Ex socialista, un passato tra imprese, istituzioni, da Confindustria a Fastweb, fino all’ultima impresa imprenditoriale “Chili TV”. Di sicuro non un uomo dal profilo strettamente politico, ma il cui nome è stato sorprendentemente capace di unire le diverse anime del centrodestra.
Parisi, la sentiamo spesso parlare di rivoluzione liberale. Non è che finisce come nel 1994?
Non penso si tratti della stessa rivoluzione. Quella di oggi è più spontanea. Viene realmente dal basso, dal mondo civico. Siamo di fronte ad un’opportunità unica: quella di rendere Milano un laboratorio liberale e popolare. Con un approccio manageriale.
È l’approccio manageriale che la spinge a parlare di riduzione dei costi?
L’esperienza in azienda mi ha dato questa formazione. Per le città non si parla di soldi degli azionisti, ma di tasse dei contribuenti. A maggior ragione vanno saputi gestire con accortezza.
Quali saranno le sue prime delibere in questo ambito?
Credo che un motore per la riduzione dei costi sia l’innovazione. Le Pubbliche amministrazioni spendono e sprecano per mancanza di processi amministrativi efficienti. I costi non cadono solo sull’amministrazione, ma anche sull’impresa che rimane in attesa di un permesso, di un certificato. Tutto questo deve cambiare.
È questa la città smart?
Sì, non solo. L’innovazione si declina su ogni aspetto della città. Creeremo un account comunale per i servizi, per i pagamenti on-line. La città deve essere attrattiva per le imprese, per i cittadini e per i giovani. È una visione che si può applicare a Milano, e in tutta Italia.
Il suo piano liberale-popolare è compatibile con le voci della Lega Nord?
La Lega Nord intercetta il malcontento delle periferie, che non è in alcun modo trascurabile. Il tema della sicurezza non è populista, anzi: a Milano si rischia una vera frattura sociale se non si interviene.
E quale sarà l’approccio liberale alla sicurezza?
Penso che in questo ambito debba prevalere un approccio non ideologico, ma pragmatico. A Milano vengono denunciati 220mila reati all’anno. Non si può fare finta di niente.
Come convincerà gli indecisi?
Li convincerò con una proposta di governo concreta. Presenteremo il nostro programma la prossima settimana e sono sicuro che verrà apprezzato anche da chi non pensava di votare la nostra coalizione.
Non ha paura di subire l’effetto della querelle Meloni-Marchini?
No anzi, penso che siano in atto molti cambiamenti nell’assetto politico nazionale. C’è bisogno di sperimentazioni e forse di superare la politica come la conosciamo da sempre.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:49