Onu, donne e Arabia Saudita: il cortocircuito è servito

Che l’Organizzazione delle Nazioni Unite abbia mostrato diverse, inquietanti, contraddizioni non è una novità dell’ultima ora, purtroppo. Ma la scelta di nominare l’ambasciatore saudita, Abdulaziz Alwasil, presidente della Commissione sullo status delle donne (CSW) dell’Onu con il compito di promuovere i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere rasenta il ridicolo, se non ci fosse il risvolto drammatico.

È nota, infatti, non solo la disparità tra i diritti degli uomini e delle donne in Arabia Saudita, ma la sistematica e clamorosa violazione dei diritti delle donne nel Paese eletto a rappresentare gli stessi.

Human Rights Watch (Hrw) ha sottolineato che una donna che lascia la casa coniugale può perdere la custodia del figlio se il “miglior interesse” del bambino lo richiede. Peccato che non sia definito in alcun modo cosa voglia dire o come si configuri questo fantomatico “miglior interesse”.

Secondo la denuncia di Amnesty International, la legge sullo statuto della persona − entrata in vigore nel 2022 − ha rafforzato la discriminazione di genere in ogni aspetto della vita familiare. Non solo: in alcun modo protegge le donne dalla violenza di genere. Al punto che la bozza del nuovo Codice penale fornisce garanzie di impunità agli autori dei “crimini d’onore” e non punisce lo stupro coniugale. Stessa cosa per le relazioni omosessuali ed extra-coniugali.

Un Paese nel quale basta criticare il sistema del tutore maschile per venire processati: come l’attivista Manahel al-Otaibi, vittima di sparizione forzata dal novembre 2023, che ha anche “l’aggravante” di aver pubblicato sue foto senza l’abaya (l’abito tradizionale saudita femminile).

Louis Charbonneau, direttore di Hrw, ha dichiarato senza mezzi termini: “L’elezione dell’Arabia Saudita a presidente della Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne mostra uno scioccante disprezzo per i diritti delle donne ovunque. Un paese che incarcera le donne semplicemente perché difendono i propri diritti non ha alcun diritto di essere il volto del principale forum delle Nazioni Unite per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere”.

Ma tutto questo all’Onu non interessa. Perché, in fondo, l’Arabia Saudita sta facendo notevoli passi avanti: per la prima volta nella storia ci sarà una sua rappresentante − la ventisettenne Rumy al-Qahtani − al concorso di Miss Universo in programma il prossimo settembre in Messico. Tanto è bastato per far eleggere Alwasil all’unanimità dai ben quarantacinque membri presenti all’assemblea. Incarico che manterrà per almeno due anni.

Tutte le associazioni che si occupano di diritti stanno vivamente protestando, ma le pseudo neo-femministe dove sono davanti a queste oscenità? Continuano a parlare del patriarca italiano, occidentale in genere, e amenità varie… tanto ci penserà il resto del mondo ad imporre a casa nostra la sharia con tutti gli annessi e connessi. A danno non solo delle donne, ma di tutti gli esseri umani. Provare per credere: chi ha dubbi può sempre decidere di andare a vivere in questo Paese illuminato. O in Iran. O in Afghanistan. O in Medio Oriente in generale. La scelta, purtroppo, è ampia.

Aggiornato il 29 marzo 2024 alle ore 09:22