Sahel: il secessionismo africano

Il Sahel occidentale ha ormai assunto connotazioni separatiste in Africa. I regimi militari che sono giunti al potere con colpi di Stato in Mali (2020 e 2021), Burkina Faso (2022) e Niger (2023) il 28 gennaio – in un comunicato congiunto – hanno annunciato il loro ritiro dal Cedeao/Ecowas, Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale/Economic Community of West African States. Il Cedeao, fondato nel 1975, raggruppa 16 Paesi dell’Africa occidentale: basato su una cooperazione economica, è anche un sistema di aggregazione dove sono presenti pure rapporti socio-politici. Ora, dopo l’isolamento politico frutto di golpe, per Niger, Mali e Burkina Faso la propria condizione di Stati autoemarginati dal contesto saheliano, con l’uscita dal Cedeao, è cresciuta.

Ma quali saranno le conseguenze di questo isolamento? Per il momento, sembra che al distacco dall’Ecowas non seguirà il ritiro dall’Uemoa, Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale, che riunisce otto Stati, membri dell’Ecowas, che adottano la famigerata valuta monetaria, il “franco Cfa”, (tale valuta viene considerata di servitù e neocoloniale, è anche opinione comune che freni lo sviluppo economico dei Paesi aderenti). In questo modo, la libera circolazione delle merci e delle persone tra questi tre Paesi del Sahel resta garantita, oltre Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Benin, Togo e Senegal, che come membri Cedeao mantengono tali accordi. A oggi, la libertà di movimento e gli scambi economici saranno ancora possibili solo tra Mali, Burkina Faso, Niger e gli Stati Cedeao non aderenti all’area Uemoa. Unica complicanza sul mantenimento di questa comunione di relazioni potrebbe averla il Niger, la cui economia dipende fortemente dal commercio con la Nigeria, suo importante confinante, che non adotta il franco Cfa ma che fa parte dell’Ecowas/Cedeao. Tuttavia, in una prospettiva a medio termine, viste le forti “fibrillazioni africane” favorite dalla diffusione del jihadismo, non è improbabile che l’Uemoa possa perdere alcuni partener.

Infatti, i tre regimi golpisti a settembre hanno fatto un accordo suggellato nella definizione “Alleanza degli Stati del Sahel”, prospettando di abbandonare il franco Cfa e di creare una moneta propria comune. Se Burkina Faso, Mali e Niger dovessero inventarsi un nuovo conio comune, è evidente che l’uscita dall’Uemoa sarà solo una questione di tempo. Ricordo che l’Uemoa, dopo i colpi di Stato in questi Paesi, ha imposto sanzioni economiche che, comunque, non sembra abbiano inciso particolarmente nelle dinamiche economiche, come buona parte delle sanzioni esercitate sui “Paesi agitatori”, Russia inclusa. Ciononostante, gli effetti sull’economia di questi Paesi, se abbandonassero il franco Cfa, potrebbero rivelarsi molto complessi. Però, è plausibile che dietro a questa scelta di lasciare l’Ecowas – e in prospettiva l’Uemoa – ci possa essere altro. È chiaro che questi regimi golpisti abbiano l’intenzione, al di là della retorica, di proseguire nel loro “mandato”. E di apportare cambiamenti a una struttura economica, personalizzandola in modo da rendersi decisionisti nel proprio Paese, evitando condizionamenti sopranazionali. Ciò sarebbe sicuramente un fattore di stabilità del potere. I golpisti maliani, tuttavia, dopo il colpo di Stato, nonostante le pressioni hanno agito tentando di far “digerire” ai Paesi della regione la nuova situazione. Così hanno fatto successivamente Burkina Faso e Niger.

Insomma, un isolamento “pro golpe”? Dovranno comunque fare i conti con i movimenti jihadisti, legati ad Al-Qaeda e all’Isgs, Stato islamico nel Grande Sahara, che stanno martoriando proprio questi Paesi e questi regimi, e un isolamento politico non favorirebbe la barriera contro le bande jihadiste.  Come l’attacco del 28 gennaio nel villaggio di Motogatta nella instabile regione di Tillabéri, nel Niger occidentale, nell’area definita dei “tre confini” (Niger, Burkina Faso e Mali), dove gruppi di jihadisti a bordo di moto hanno ucciso almeno 22 persone. A nulla è valso che i tre Stati, vista l’emergenza terrorismo islamico, abbiano vietato il traffico motociclistico giorno e notte in tutta l’area.

Aggiornato il 02 febbraio 2024 alle ore 09:33