#Albait. L’Italia in mezzo al mare e i “no, non ci sto”

Il 2024 è cominciato ed è guerra di cifre tra maggioranza e opposizione. Eppure, il dibattito è poco elevato. L’Italia è nel mezzo di un mare, il Mediterraneo, che mai come in questi ultimi anni è al centro della grande contrapposizione tra Occidente che però ingloba anche Giappone, Australia, Singapore, Corea del Sud, Filippine e persino l’India.  

La Russia in Italia continua a poter fare affidamento su ampie porzioni della parte più inutilmente inferocita contro sé stessa della società. Le azioni di guerra ibrida consentono ai russi di mantenere uno status. Fanno danni enormi. Eppure, nella federazione i fatti che denunciano una debolezza strutturale sono tanti. Persino il riscaldamento, che è una delle poche cose che tassativamente devono funzionare, è in crisi. La Russia è ormai ridotta a Stato terrorista.

Tra i suoi alleati, il Sudafrica, preda di gang in ogni parte dello Stato; l’Iran, che impicca gli oppositori e stupra le studentesse che rifiutano di obbedire all’assurda legge del velo. La Corea del Nord, della quale si parla poco ma che ha una popolazione che soffre la fame e un controllo ossessivo su qualsiasi attività privata. E poi l’amicizia delle milizie africane, di Hamas, della Siria e di Hezbollah. La Russia ha anche scarsa natalità, secondo la denuncia di Rosstat, che teme un tracollo del 13,8 per cento della popolazione. Eppure questa Russia che fa la guerra e rapisce i bambini ucraini influenza l’Italia con tecniche da Stato terrorista. A Mosca si sentono impegnati in un’impossibile partita a Risiko planetaria. In Italia i loro famigli si sentono impegnati nell’attaccare la libertà. Perché?

Graham Greene, giallista sofisticato, scriveva di spie in modo semplice. Niente a che vedere con le peripezie di 007. Le barbe finte di Greene sono per lo più funzionari svogliati, annoiati, depressi o sfiduciati. Vivono vite banali, grigie. Non sono nemmeno spie vere e proprie, spesso. Sono agenti che scelgono il nemico per noia.

Ecco, la situazione in Italia appare essere questa. Un’ondata di iniziative filo-russe si sono abbattute sull’Italia. Un film mediocre che ha avuto poco seguito perfino in Russia, è presentato come la “verità” dal fronte. Pravda, insomma.

Oppure tentativi di dibattiti con protagonista Dugin, il padre della ragazza uccisa in un attentato. Di quell’attentato i russi dissero che la matrice fosse ucraina. Niente prove. Solo la parola dello Stato russo, che ormai ha perso ogni credibilità. Persino sui dati ufficiali dei morti, della produzione, delle attività finanziarie e monetarie dichiarati tutti prendono i documenti con le pinze.

La Russia è un Paese morto, a pezzi, senza soldi e divorato da una spesa militare che non si può permettere. Certo, come ogni terrorista con una cintura esplosiva può fare danni, specie se governato da lontano dai cinesi che mai come ora hanno l’opportunità di tirare le fila senza sporcarsi le mani. In questa situazione, con i russi che usano quel che resta della loro potenza per corrompere i leader di Paesi falliti come loro, una compagine italiana si accoda al disegno di portare la guerra anche nel Mediterraneo, con la pressione delle milizie banditesche africane che spingono verso l’Italia migranti ridotti a schiavi e il tentativo di spingere la Serbia verso un conflitto impossibile in Adriatico.

Chi sono i volenterosi collaboratori di Putin? Estrema destra, estrema sinistra, gaudenti pro-palestinesi che citano le iniziative del Sudafrica all’Onu, dove a capo della commissione dei diritti umani siede un iraniano, entusiasta nel difendere la fede e la libertà a suon di impiccagioni sommarie. Se davvero i russi dovessero vincere è bene indicare subito chi siano i complici. E in Parlamento, l’idea pelosa di non mandare armi all’Ucraina è funzionale al disegno di gettare tutto il mondo in uno stato di guerra. Per distruggere libertà e democrazia.

Questa volta “Io non ci sto” ha una nobilissima ragion d’essere. Non si tratta di ristrutturare case a insaputa del proprietario. Bene, io non ci sto. Noi non ci stiamo. La libertà è un valore da difendere. Specie dai nemici nostri e della libertà come Putin e certi leader arabi o africani che preferiscono il terrorismo alla cura dei propri figli.

Noi siamo il Paese che sta in mezzo al mare. Tra cifre combattute tra maggioranza e opposizione, dobbiamo ricordare che tra noi e lo stato di guerra si frappone la difesa dell’Ucraina. Investire soldi per impedire alla Russia di eseguire i suoi piani è elemento strategico fondamentale.

Su questo punto, noi ci stiamo. Con fermezza. Slava Ukraini. Per difendere la nostra pace. Incerta, insicura, insoddisfacente, che potrebbe essere migliore, ma pace.

Aggiornato il 12 gennaio 2024 alle ore 16:22