La crisi diplomatica potrebbe riportare in vigore il Patto di stabilità

Evidentemente la chimica non è scattata, se ad appena due settimane dall’incontro di Roma il ministro dell’interno francese, Gérald Darmanin, ha accusato i colleghi italiani – al telegiornale Tf1 – di “mancanza di professionalità” sul caso della Ong Ocean Viking con i suoi 234 migranti a bordo. L’omologo italiano, Matteo Piantedosi, senza scendere sul personale, ha replicato appellandosi alla logica, affermando che “non si comprende perché l’Italia dovrebbe accettare di buon grado ciò che gli altri Paesi non accettano per loro stessi”.

Sembra lontano il 23 ottobre, giorno in cui il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, incontrò nella Capitale il presidente francese, Emmanuel Macron, con reciproche dichiarazioni di stima e amicizia fra i due Paesi. Tutto faceva pensare alla conferma di un asse privilegiato fra Roma e Parigi, rinsaldato anche grazie al trattato del Quirinale di cooperazione rafforzata, di cui fra pochi giorni ricorre il primo anniversario. Ovviamente, nella diatriba non è in gioco il salvataggio di chi si trova in difficoltà in mare, quanto il fatto che le Ong si mettano d’accordo per prendere a bordo i migranti e li scarichino sulle coste italiane “con finalità che non riusciamo a capire”, come ha affermato al Corriere della Sera il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

Nel frattempo, anche Berlino interviene con un tweet dell’ambasciatore tedesco in Italia in difesa dell’operato delle Ong. E, appena poche ore più tardi, sempre da Berlino arriva la notizia che il Bundestag finanzierà le Ong che gestiscono la nave Sea Watch 5. La presa di posizione tedesca sembra una risposta alla nota congiunta di Italia, Cipro, Malta e Grecia con cui era stata definita “fuorilegge” l’attività svolta dalle Ong. La Spagna, altro Paese mediterraneo, ha preferito prendere le distanze da quest’ultima iniziativa, sostenendo per bocca di un portavoce ministeriale che “Madrid non può sostenere proposte che premierebbero i Paesi che non rispettano i loro obblighi in termini di diritto marittimo internazionale e andrebbero a discapito di chi, come la Spagna, li rispetta e salva vite con risorse pubbliche”. Come dire: noi spagnoli ci siamo organizzati, mentre da voi le Ong suppliscono alla mancanza di politiche governative.

La reazione francese, giudicata eccessiva al di qua delle Alpi, sembra dunque trovare importanti sponde fra i più importanti Paesi europei, come Germania e Spagna. Come si esce da questa impasse? Secondo il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, “non con la logica dei blocchi contrapposti, come quella che sembra sottesa all’iniziativa congiunta con Cipro, Malta e Grecia”, che risulterebbe soccombente di fronte al blocco continentale costituito dai grandi Paesi europei. Probabilmente, non se ne esce neppure attribuendo l’atteggiamento francese esclusivamente a motivi di politica interna, anche se è vero che Macron fa affidamento su Darmanin per erodere parte dell’enorme consenso di cui gode la leader di destra, Marine Le Pen. Chi utilizza solamente questa chiave di lettura tutta interna non conosce né la Francia né i francesi e trascura la passione per i Droits de l’homme che regna Oltralpe, probabilmente senza eguali al mondo.

Se i francesi sostengono che all’azione italiana seguiranno conseguenze gravi, dobbiamo prepararci a possibili ritorsioni. Qualcuno ipotizza che sarà il Pnrr il piano della risposta francese, ma questo non sarebbe neppure il male peggiore. Occorre infatti considerare che la Germania sta richiedendo il ritorno in vigore del Patto di stabilità, dopo la sospensione determinata dall’emergenza Covid. Su questo aspetto, l’Italia poteva sinora contare su una posizione dubbiosa della Francia. Ma se oggi alla Germania si aggiungesse la Francia (oltre alla Spagna e ai Paesi Bassi) il grande debito italiano, il più grande d’Europa, potrebbe diventare una bomba pronta a deflagrare compromettendo il futuro economico dell’Italia. Anche per questo l’Italia, pur esigendo il rispetto che merita nelle sedi internazionali, non può permettersi l’isolamento europeo e deve cercare, nel suo interesse, una soluzione condivisa.

Aggiornato il 15 novembre 2022 alle ore 09:52