Lo sgarbo turco

È molto probabile che il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan abbia inteso fare uno sgarbo alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen non facendola accomodare accanto a sé nel corso dell’incontro di Ankara, bensì sul divano. Sgarbo che, invece, è stato risparmiato al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, a cui è stata riservata più corretta collocazione. Dal momento che la politica e la diplomazia si nutrono anche di simboli, è difficile credere all’ipotesi che la sedia mancante sia il frutto di una semplice gaffe dei turchi. Sulle possibili motivazioni circolano le motivazioni più disparate, anche se va detto che non sono rari i casi di scortesie, tanto che è stata coniata l’espressione azzeccata di “politica dei dispetti”. Come quando Vladimir Putin fece entrare il suo labrador nero nella stanza in cui si trovava insieme alla cancelliera Angela Merkel, pur conoscendo la sua paura dei cani. E sempre la Merkel fu protagonista dell’ostentata indifferenza di Donald Trump di fronte al tentativo di stringergli la mano per la foto di rito.

L’immagine di Erdoğan esce ulteriormente appannata da questo episodio, anche perché rivolto nei confronti di una donna, alimentando le perplessità sull’idea di parità di genere che si respira da quelle parti. Il nostro presidente del Consiglio, Mario Draghi, che parla poco e scolpisce le parole che usa, non ha esitato a definire Erdoğan come un dittatore che ha umiliato la von der Leyen. La levata di scudi contro Erdoğan è stata unanime nel mondo occidentale e qualche critica è stata rivolta anche all’indirizzo di Michel, che non ha saputo (o, forse, voluto) fare squadra con la collega von der Leyen, alimentando così l’impressione di un’Europa disunita. Anziché accaparrarsi l’unica sedia disponibile, bene avrebbe fatto ad attendere anche lui in piedi lasciando Erdoğan assiso da solo.

Fatte queste premesse, va però aggiunto che qualcosa non deve aver funzionato per il verso giusto nell’ufficio cerimoniale della Commissione europea. Difatti, è buona regola, per chi ha la responsabilità del cerimoniale, di mettere in atto tutti quegli accorgimenti che possono evitare situazioni di imbarazzo o addirittura incidenti diplomatici, come quello avvenuto ad Ankara. Viene da chiedersi se il cerimoniale della von der Leyen abbia effettuato i dovuti sopralluoghi prima dell’incontro, se abbia valutato la corretta collocazione delle personalità presenti, se abbia concordato con il cerimoniale turco la “mise en place” dell’intera sala. Qualora così non fosse, è probabile che qualcuno a Bruxelles si stia prendendo una meritata lavata di capo per la cattiva organizzazione dell’incontro.

Meglio è andata, invece, l’attenzione che il cerimoniale della von der Leyen ha avuto per il pranzo ufficiale che è seguito. Accortosi che alla presidente della Commissione europea era stata riservata una sedia più piccola, ha preteso e ottenuto la sua immediata sostituzione. Se da una parte questo secondo sgarbo (tentato) avvalora l’ipotesi di una precisa volontà turca di umiliare la presidente, dall’altra richiama l’attenzione sull’importanza di vigilare sul rispetto delle regole dettate dal cerimoniale. Soprattutto se si ha a che fare con dittatori.

Aggiornato il 09 aprile 2021 alle ore 14:20