Elisabetta II lascia la sua eredità al femminile

Nel giorno in cui il mondo ortodosso celebrava la nascita di Maria, è morta Elisabetta II d’Inghilterra, l’8 settembre 2022, dopo settant’anni di Regno. La più regale, alta e umile delle Sovrane e anche delle Donne. Ha detto bene Mick Jagger: “Per tutta la mia vita Sua Maestà, la Regina Elisabetta II, è sempre stata lì”. Non solo per lui, per tutti. Icona regale e anche pietra miliare femminile.

Incoronata nel 1952, a 26 anni, alla prematura morte del padre Giorgio VI, la sua vita è stata tutta una sfida al mondo maschile. Elisabetta II ha investito 15 primi ministri inglesi, da Winston Churchill al penultimo Boris Johnson. Quando è salita al trono c’erano Harry Truman negli Usa, Iosif Stalin in Russia, Mao Tse-Tung in Cina e Alcide De Gasperi in Italia. Ha tenuto testa a 14 presidenti degli Stati Uniti e ha onorato sette Papi, da Pio XII a Francesco. Dalla Seconda guerra mondiale alla Guerra fredda, agli sconvolgimenti del Novecento fino ai giorni nostri, lockdown e crisi occidentale, la Sovrana ha guidato la geopolitica del nostro tempo. Con uno stile, un carattere e una fermezza, che segnano la storia, anche quella delle donne.

Non ce ne siamo troppo accorte. Per tutti gli anni Settanta abbiamo cercato modelli e rovistato nel femminismo, mentre avevamo l’esempio fulgido sul Trono britannico. Forse perché Elisabetta di Windsor era una Regina, non si poteva accostare il suo profilo alla rivoluzione femminile? A mio parere, stanno qui la svista e il tranello del politicamente corretto. Se l’affermazione era la battaglia, nessuno più della più longeva regnante ha conquistato tappe. Perché Elisabetta II, che pure indossava simboli carismatici e corone da 66 milioni di euro, non ha mai dato senso al valore intrinseco del potere e della ricchezza, ma ha rivelato le doti che ogni donna può e deve realizzare. A cominciare dal rapporto con il marito, il Principe Filippo di Edimburgo, sposato per amore e non per destino, difeso da tutte le cadute di una coppia sovrana ma anche di un “matrimonio comune” nell’“indissolubilità” voluta e disputata per 73 anni. “Sei la mia roccia”, disse Elisabetta al suo Filippo in occasione delle nozze d’oro, nel 1997. Forse non piaceva il messaggio allora? Forse era antitetico alle libertà che proclamava il femminismo: divorzio, aborto, emancipazione? L’eredità che lascia “la Regina eterna” sta proprio nella sapienza di coniugazione del potere con l’altra “corona”, l’essere donna fino in fondo. E dunque moglie, madre di quattro figli tra cui l’erede al Trono, Carlo III, nonna di uno stuolo di nipoti e di tutti in fondo.

Su questo le donne dovranno riflettere. La storia del femminile, inceppata tra l’escalation di violenze, i magri successi delle rare affermate, un universo scivolato nel Gender, nel sessismo e nell’omosessualità, dovrà rivoluzionare se stessa. La maternità non è la zavorra, lo specifico femminile non è la debolezza. Come ha indicato Elisabetta II, “essere donna” può essere la forza. E imparando dalla “Regina più Regina”, occorre adempiere lo specifico, cioè la temperanza, il coraggio, il dovere, la resilienza ai traumi e alle battaglie. ma anche la vera e profonda dote, il senso d’amore. Un amore non da vetrina o da fotoromanzo, bensì lo spirito amoroso profuso sempre, anche sotto l’apparente imperturbabilità. Perché le donne sanno amare e questa “corona” non deve diventare una guerra tra sessi. Ma Regno e Trionfo.

Sarà bene ritrovarci. Il femminismo troppo a lungo ha preso la strada della unilateralità, del politicamente corretto. Si è voluto fare tutto solo da una parte, superbamente schiacciando l’essenziale, ossia il confronto e il dialogo, scivolando dentro il contrario. Non l’ambita emancipazione, ma la sottomissione a modelli degenerati di un femminile aggredito e snaturato dalla chirurgia estetica al materialismo edonista e sessista. L’eredità di Elisabetta II è anche questo riesame, partendo dalla riservatezza in quanto “altezza” di una Sovrana che, pur disponendo del palcoscenico mondiale, ha parlato solo sei volte alla Nazione rispetto al dibattito politico femminile scaduto nell’usura dell’immagine, nello svuotamento dei contenuti, nell’insulto e nella calunnia.

Lo abbiamo tanto cercato “il femminismo” ed era lì, davanti a tutti, come ha notato Mick Jagger. L’esempio di una Regina e di una Donna al di sopra di tutti.

Aggiornato il 09 settembre 2022 alle ore 15:26