Libia: anche la storia di un Federalismo libico vuole la sua parte!

La complessità della guerra civile, che si è instaurata nel territorio libico dopo che l’Occidente aveva deciso per l’uccisione di Gheddafi, può essere meglio compresa solo attraverso un’analisi storico-internazionale. La Storia ha sempre qualcosa da raccontare!

Le forze ribelli che avevano rovesciato Gheddafi si sono dimostrate, sin da allora, altamente frammentate. Era composto in gran parte da ex membri del regime militare che avevano disertato, e la loro adesione ad altri gruppi armati (per la maggior parte radicali islamisti!) si era stabilita in gran parte a Bengasi e in aree orientali liberate dal regime all’inizio della guerra. In ogni caso, non furono in grado in grado di sfondare il fronte della città di Brega, che si trova a Sud-Ovest di Bengasi, dove le forze “lealisti” del generale Khalifa Haftar avevano dimostrato di essere ancora ben organizzate, seppur poco armate. Quindi tutto si fermò lungo la strada costiera, impedendo l’accesso verso Tripoli e le altre grandi città del Paese.

Nel corso del tempo, la lotta dei due teatri della guerra civile divenne sempre più interdipendente e, alle rivalità “ideologiche” si aggiunsero le rivalità “tribali” e regionali”. Vedi, come esempio, la nota formazione Alba della Libia (“Fajr Libia”), che lanciò un’offensiva nel luglio del 2014 per prendere il controllo dell’aeroporto di Tripoli. Nella sostanza, nacque nel 2011 una contrapposizione generalizzata con più “capipopolo” (classica espressione di “guerra civile” fratricida), che già a metà del 2014 era divenuta una “lotta binaria” tra due fazioni. Un fronte coordinato (ma non gestito, perché al proprio interno erano presenti anche Al Qaeda nel Maghreb e l’Isis!) dai Fratelli Musulmani con sede in Tripolitania, mentre il secondo, guidato dal generale Haftar, con principale area di controllo la Cirenaica. L’elemento principale che emerse sin da subito fu l’assoluta mancanza di una Autorità centrale in un Paese privo di istituzioni e/o qualsivoglia organizzazione istituzionale efficiente.

Ancora oggi In Libia, malgrado le svariate Conferenze internazionali e la “ferma volontà” a istituire un “Consiglio di Stato” e altre Istituzioni governative, esistono nella sostanza due governi ombra. Il primo ha sede a Tobruk ed è sostenuto dalla Camera dei Rappresentanti eletta nel giugno 2014. Il secondo, con sede nella capitale, Tripoli, che continua a esercitare un controllo “de facto” sui Ministeri. Inoltre, la dicotomia islamisti versus laici si gioca soprattutto in questo campo. Questa situazione è ulteriormente complicata dal fatto che una fitta rete di alleanze regionali ha permesso a entrambe le fazioni, pur con notevoli differenze di intensità, di beneficiare di flussi di denaro, armi e sostegno diplomatico. Mentre Qatar, Sudan e Turchia si sono schierati dalla parte di Tripoli, Egitto ed Emirati Arabi Uniti sono legati a Tobruk, tanto nei rispettivi Paesi quanto nella regione in generale.

Sullo sfondo di questa contesa, che ha totalmente paralizzato il Paese, si manifesta sempre di più, in particolare nel Fezzan, la nascita di un ritorno alla supremazia della cultura tribale delle origini, che spesso e volentieri trova partner di fiducia i numerosi gruppi islamici operativi nelle varie aree. Per finire, dal punto di vista economico, così come incisivamente definito dall’inviato speciale delle Nazioni Unite, lo Spagnolo Bernardino León, esistono segnali sempre più pressanti circa la possibilità che si arrivi a una totale paralisi della Libia e al suo collasso economico.

La situazione attuale, comunque, definita a Ginevra, il 5 febbraio 2021, fa affidamento su due uomini forti, Aguila Saleh per l’est e Fathi Bashagha per l’ovest. A questi due uomini è stata affiancata una Squadra di Governo (suggerita da Mohammed Dabaiba, noto e stimato imprenditore di Misurata) una squadra di Governo che ha ottenuto piena fiducia dalla Camera dei Rappresentanti (Hor) il 10 marzo scorso. Nella sostanza, però, si tratta solo di una squadra di governo di “scopo” che dovrà solo portare alle elezioni del 24 dicembre 2021.

Nella sostanza, la Libia di oggi si trova nelle stesse condizioni del dopoguerra. Quando dopo varie parziali “assistenze Onu”, le Nazioni Unite consentirono una completa apertura. Il 24 dicembre 1951 la Libia dichiara l’indipendenza come Regno Unito di Libia. A seguito dell’abdicazione di Ahmed Sharif as-Senussi, il cugino “Idris” prese la sua posizione e pose fine alle ostilità ancora in corso, in particolare con l’Italia nella Cirenaica. Inoltre, attraverso il modus vivendi di Acroma, abbandonò la protezione ottomana. il 24 dicembre 1951 la Libia dichiara l’indipendenza come Regno Unito di Libia, monarchia ereditaria e costituzionale (parlamentare) sotto re Idris. A Idris venne offerta la corona dai rappresentanti delle tre regioni (Cirenaica, Tripolitania e Fezzan). E fu proprio Idris che, conoscendo a fondo la legittimità della tradizione “tribale”, nonché le differenti esigenze popolari nei diversi territori libici, decise per una Libia federale. In conformità con la Costituzione, il nuovo Stato fu costituito su base federale con i tre Stati della Cirenaica, Tripolitania e Fezzan autonomi. Il Regno aveva anche due città-capitale, Tripoli e Bengasi.

Purtroppo, però, la situazione sociale era allo sbando più completo. Un’alfabetizzazione al solo 15 per cento, condizioni sanitarie precarie con più del 10 per cento di cecità della popolazione. Alla luce di questi problemi, Idris fece appello alla sua buona conoscenza dei problemi nazionali, chiese la creazione di una guida unica e nel 1963 fu supportato a pieno, grazie al suo carisma, dai governatori federali. Al-Senussi invocò un processo di riconciliazione generale come l’unica via verso la pace. A lui subentrò Ahmed Zubair al-Senussi, il nipote; noto anche come Principe Zubeir Ahmed El-Sharif, che fu Re solo per un giorno; in quanto il Colonnello Gheddafi (che in effetti era un semplice capitano!) il giorno dopo il suo avvento prese il potere in Libia da Dittatore.

Dopo ben trent’anni di carcere, oggi finalmente libero cittadino, al-Senussi, consapevole del fatto che la situazione libica sia particolarmente difficile e che nel corso degli ultimi anni si sia ulteriormente complicata, ha recentemente dichiarato che la sua idea di futura Libia contempla un Governo federale centrale e governi indipendenti per le tre province libiche della Tripolitania, della Barqa (Cirenaica) e del Fezzan. È un acceso sostenitore del ripristino della Costituzione del 1951, in base alla quale il Federalismo era stato la norma per gran parte della monarchia costituzionale di re Idris.

Chissà che oggi, visto il forte “rientro” di personaggi di rilievo, culturalmente formatisi all’estero (Stati Uniti, Italia, ma soprattutto in Canada con specializzazioni in Italia!), e tenendo anche conto delle diatribe interne sul Consiglio di Stato e la futura Costituzione, non possa tornare utile la necessità di ritrovare da parte del popolo libico una comune unità di intenti focalizzata su un carisma “federalista” che solo un “temporaneo emigrato libico” potrà assicurare!

(*) Vicepresidente dell’Anfe Italia e prossimo Delegato per la Tunisia

Aggiornato il 10 dicembre 2021 alle ore 10:13