Benjamin Netanyahu, lo statista gigante entrato nella storia

Le ultime notizie provenienti da Israele segnalano la nascita di una coalizione di unità nazionale senza l’apporto e il coinvolgimento del Likud e di Benjamin Netanyahu. Una decisione rispettabile ma discutibile, tenuto conto della netta affermazione del partito e del suo leader nell’ultima tornata elettorale.

La figura di Netanyahu si staglia come di un uomo di ampio spessore politico e istituzionale. Rappresentante di Israele all’Onu, più volte ministro al dicastero delle Finanza (le sue ricette fecero miracoli per l’economia nazionale) e infine a capo del Governo per un arco temporale lunghissimo: il premier più longevo della storia della nazione.

Napoleone, nelle sue memorie, scrive che la politica ha una testa ma non un cuore. No. Non è sempre così. Ci sono figure politiche anzi storiche, che riescono a coniugare le ragioni della politica con quelle del sentimento. Netanyahu, anche nell’ultimo conflitto che ha visto contrapporre Israele ai terroristi di Hamas, ha saputo difendere la sicurezza dello Stato ebraico senza colpire indiscriminatamente i civili palestinesi (a differenza delle milizie palestinesi che colpivano di proposito le città israeliane). Ancora una volta ha gestito l’ennesima crisi internazionale con intelligenza, acume, senso di equilibrio, efficacia. Supportato, questo va riconosciuto, dal ministro della Difesa, Benny Gantz. Le forze militari dello Zahal hanno inferto un duro colpo ai vertici di Hamas e Jihad, hanno distrutto decine di tunnel e ucciso molti terroristi.

Purtroppo, come è consuetudine dei palestinesi, fecero la stessa cosa anche in Libano negli anni Ottanta: le postazioni militari sono state poste in prossimità di scuole e ospedali, per provocare il maggior numero di morti. La codardia di questi terroristi è sempre intatta. Per Hamas ci vorranno anni per riscostruire la sua centrale del terrore. Gli stessi Stati arabi hanno reagito timidamente al conflitto, molti silenzi e poche proteste.

La stessa Siria o Hezbollah hanno preferito non provocare il Governo di Gerusalemme. Sul piano internazionale, grazie al laborioso lavoro di tessitura diplomatica del premier israeliano, molti Paesi influenti hanno supportato l’azione dello Stato ebraico. Il diritto all’autodifesa, sancito anche dallo statuto delle Nazioni Unite, finalmente è stato riconosciuto anche a Israele… “la forza di Israele porterà gli arabi al tavolo della pace”. Così si espresse Netanyahu qualche tempo fa. E i fatti gli stano dando ragione.

Gli Accordi di Abramo con le monarchie del Golfo nascono dalla supremazia israeliana non solo nella regione, ma sulla scena internazionale. Netanyahu con il suo genio ha fatto di Israele una potenza mondiale. Dall’India, alla Russia, alla Cina passando per i Paesi arabi moderati: è stato il primo Paese al mondo a uscire dalla pandemia. Una nazione economica prospera, con un tessuto sociale coeso. Una nazione che guarda al futuro con ottimismo, con entusiasmo.

Negli ultimi anni lo Stato ebraico ha fatto un balzo in avanti maestoso. Tutto ciò grazie a una guida politica autorevole e illuminata. Una guida che prende il nome di uno statista oggi entrato nella storia: Netanyahu.

Aggiornato il 01 giugno 2021 alle ore 13:05