I falsi dossier usati da Biden per offendere Putin

Il ritiro dell’ambasciatore russo a Washington, dopo che Joe Biden ha dato pubblicamente dell’assassino a Vladimir Putin, rappresenta il primo atto di un formale fronte bellico aperto dalla Casa Bianca contro il Cremlino. L’intelligence del gruppo Biden-Clinton lavorava da tempo ad un dossieraggio anti-Putin: una valanga di notizie false che, in primo tempo, servirono a screditare la presidenza Donald Trump, lesionando i rapporti Usa-Russia, per accusare il presidente repubblicano d’aver usufruito d’un fantomatico (e mai dimostrato) aiuto elettorale di Putin.

Oggi quel dossieraggio, una vera valanga incontrollata di notizie false e manipolate, rischia non solo di riportarci alla “guerra fredda” di sessant’anni fa, ma anche di spalancare le porte ad un confronto tradizionale (guerreggiato) lungo i confini europei della Russia. Ben sappiamo come l’Onu (molliccio discendente della Società delle Nazioni fondata nel 1920 dal presidente democratico Thomas Woodrow Wilson) sia pavido spettatore negli storici focolai di guerra del pianeta e, di contro, alimenti da sempre la belligeranza Usa contro la Russia (ieri l’Unione sovietica). Non è certo un caso che, gli unici presidenti Usa che abbiano sempre dialogato con Mosca siano stati Repubblicani (sempre sgraditi all’Onu), e Donald Trump non è che l’ultimo esempio ed anche l’ultima vittima del dossieraggio anti-russo.

Dietro quest’attacco frontale a Putin si celano gli interessi d’egemonia planetaria di vari supporter della campagna elettorale di Joe Biden: in primis Bill Gates, che vede in Putin l’ostacolo al controllo su una futuribile moneta unica elettronica mondiale (rammentiamo che Bill Gates s’è proposto come Federal Reserve elettronica planetaria), quindi i colossi multinazionali chimico farmaceutici (Pfizer, Glaxo, Astrazeneca, Bayer) statunitensi, inglesi e tedeschi che hanno intrapreso una guerra commerciale al fondo sovrano chimico-farmaceutico Sputnik (finanziato dallo Stato russo), e per finire la lobby democratica delle armi che ha scommesso su un confronto muscolare tra Occidente e Russia. Quest’ultimo è anche ben visto a Francoforte, dove i big europei della finanza reputano sia facile ridurre la Russia nell’angolo, casomai sottraendo altre Repubbliche dall’egida di Mosca: la guerra civile in Ucraina è stata finanziata dai tedeschi, altrettanto è avvenuto in Bielorussia per defenestrare il presidente Aljaksandr Lukashenko, e non dimentichiamo che Aleksej Naval’nyj godrebbe delle simpatie l’intelligence berlinese.

Insomma, è decollata la campagna di Russia, e questa volta a Joe Biden toccherebbe giocare il ruolo che fu di Napoleone Bonaparte e Adolf Hitler. Non dimentichiamo che Joseph Patrick Kennedy (detto Joe come Biden), padre di John Kennedy, era l’ambasciatore Usa a Berlino che confidava nell’attacco tedesco all’Unione Sovietica: aveva trattenuto Franklin Delano Roosevelt fino al 1941, e perché gli Usa non entrassero subito in guerra, dicendosi certo che i tedeschi si sarebbero concentrati sulla Russia. Tra le industrie Usa e quelle tedesche c’erano collegamenti anche durante il Terzo Reich: ma la disamina sarebbe lunga, ed al momento basta considerare che la conquista della Russia fa gola ora come allora.

La rottura formale è stata oggi affidata alla traballante intervista che Joe Biden ha concesso ad Abc News: “Secondo me Vladimir Putin è un assassino, con Mosca è un deterioramento irreversibile delle relazioni”. Che avrebbe dovuto fare la Russia se non ritirare l’ambasciatore a Washington? Poi è evidente che il giornalista George Stephanopoulos di Abc abbia recitato una parte in commedia, utile a far dire a Biden “penso che Vladimir Putin sia un killer”. Poi è venuta già la vera dichiarazione di guerra a Putin ed a tutta la Russia imprenditoriale (quella che subirà altre sanzioni). “Pagherà un prezzo per aver tentato di influenzare le elezioni presidenziali del 2020” ha detto Biden nell’intervista, e lo ha fatto dando forma a dicerie e menzogne sulla presunta interferenza del Cremlino per favorire la rielezione di Donald Trump.

L’ambasciatore Anatoly Antonov (fino a ieri a Washington) è noto per poliedriche capacità di trattativa ed anche per innato equilibrio: non ha commentato nemmeno con lo sguardo, è subito partito per Mosca, “per relazionare ed aiutare a stabilire quali saranno i nuovi rapporti tra Usa e Russia” ha detto Sergey Lavrov (ministro degli Esteri russo). Secondo fonti russe, invece sarebbe stata proprio l’intelligence legata al gruppo Biden-Clinton ad alterare le elezioni Usa, per garantire la sconfitta di Trump. Gli 007 controllati dalla Hillary Clinton (silente durante tutta la campagna presidenziale) avrebbero costruito dei dossier su fantomatiche manovre di Trump in danno di Biden, ed avrebbero totalmente inventato la storia dell’aiutino russo per screditare Biden e favorire Trump. Viaceslav Volodin (presidente della Duma) ha usato laconiche parole: “Gli attacchi contro Putin sono attacchi contro il nostro Paese… con la sua dichiarazione Biden ha offeso i cittadini del nostro Paese, è un’isteria causata dall’impotenza”. Quella di Biden sembrerebbe stata anche una mossa per congelare la distribuzione del vaccino Sputnik in Occidente.

Intanto, secondo la stampa gradita al mainstream “le dichiarazioni di Biden fanno volare l’economia”, “i mercati promuovono Biden perché punta all’aumento delle tasse”… insomma la finestra di Overton è bella e spalancata per le masse credulone d’Occidente. Questo mentre la comunità russa di Usa ed Europa non nasconde le preoccupazioni su eventuali ritorsioni dovute alle scelte di Biden. E sarebbe troppo semplicistico sostenere “sappiamo che i russi all’estero simpatizzano per Trump”. A conti fatti, l’ex presidente Repubblicano aveva azzerato tutte le operazioni belliche statunitensi nel pianeta, siglando anche la pace d’Abramo in Medioriente e poi garantendo che non vi sarebbero più state intrusioni occidentali nelle Repubbliche all’ombra di Mosca.

Biden si rivela il portavoce di gruppi di potere tutt’altro che pacifisti, e lo fa in maniera sclerotica (forse per l’età), ma anche per il fatto che è sempre stato una mezza schiappa: da ragazzo era uno dei tanti galoppini di John Kennedy, ed in sessant’anni di politica è sempre stato un gregario, solo con Barack Obama uno scarso secondo. I mercati (Black Rock, Open Foundation Company, Axa) chiedono guerra a Putin e il rimbambito Joe obbedisce.

Aggiornato il 18 marzo 2021 alle ore 12:45