Sudan in festa: si è dimesso il dittatore Omar al-Bashir

Il presidente si è dimesso Omar al-Bashir. Migliaia di sudanesi stanno cantando e ballando nel centro di Khartoum. Festeggiano la fine del regime trentennale del dittatore. Gli organizzatori della protesta rifiutano che i militari insedino uno dei loro uomini al posto del presidente. Temono l’instaurazione di un nuovo regime. Così esortano i contestatori a mantenere il loro principale sit-in davanti al quartier generale delle forze armate. Sembra essere l’unico modo per tenere alta la pressione.

Gli abitanti di Khartoum hanno accolto in massa l’appello dell’Associazione professionale sudanese, uno dei gruppi che ha promosso le proteste contro l’esecutivo, ad unirsi ai manifestanti che partecipano dal fine settimana scorso al sit-in di protesta davanti alla sede dell’esercito. “L’apparato di sicurezza e i servizi segreti nazionali annunciano la liberazione di tutti i detenuti politici in tutto il Paese”. È quanto scrive il sito dell’agenzia ufficiale sudanese Suna. Una ragazza sudanese 22enne è diventata il simbolo delle proteste. Si chiama Alaa Salah. È una studentessa di architettura a Karthoum, soprannominata ‘Kandaka’, che significa ‘Regina nubiana’.

Il 75enne Hasan Ahmad Omar al-Bashir sale al potere il 30 giugno 1989, attraverso un golpe militare incruento, in cui viene rimosso il governo del primo ministro Sadiq al-Mahdi. Nato in un villaggio, ma cresciuto nella capitale sudanese, consolida la sua formazione professionale all’Accademia militare egiziana del Cairo. E all’Egitto rimane legato quando sceglie di servire il suo esercito durante la guerra del Kippur, contro Israele, nel 1973. Tornato in Sudan, prima di diventare generale, viene posto a capo delle operazioni militari dell’Esercito di liberazione del popolo del Sudan.

Il presidente del Consiglio militare, il tenente generale Abdul Fattah al-Burhan è arrivato alla sede della radiotelevisione sudanese per trasmettere un comunicato. Frattanto, sono stati arrestati alti esponenti del governo sudanese. È quanto riferisce una giornalista sudanese, citata dalla Bbc. Tra gli arrestati figura il vicepresidente del National Congress Party, Ahmed Haroun. Detenuto anche l’ex vice presidente di Bashir, Ali Osman Taha, oltre alle guardie del corpo del presidente.

Secondo quanto sostiene la giornalista Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur, tutti i membri del governo del Sudan sono stati arrestati dopo le dimissioni del presidente. Napoli, cita Yassir Arman, già leader del Sudan People Liberation Movement del nord e oggi segretario per gli Affari esteri della coalizione Sudan Call, che raggruppa 22 partiti di opposizione. Secondo fonti di Al Arabiya, sarebbe fallito un tentativo delle autorità sudanesi di una controffensiva per ripristinare l’ordine costituito. L’esercito sudanese ha fatto sapere che intende formare un Consiglio militare guidato dal primo vicepresidente Awad Ibn Auf, che assicurerà il potere durante il periodo di transizione.

Diversi media africani sostengono che i militari hanno chiuso l’aeroporto di Khartoum e controllano le principali arterie della capitale. L’esercito sudanese ha circondato inoltre il palazzo presidenziale con uomini e mezzi. L’esercito era entrato stamattina all’alba nella sede dell’emittente radiotelevisiva di stato.

Una portavoce della Commissione europea “sta monitorando da vicino gli sviluppi sul terreno in Sudan, una situazione si sta evolvendo mentre stiamo parlando. Ci appelliamo a tutte le parti ad astenersi da ogni atto di violenza. Quello che come Ue abbiamo detto in maniera consistente è che chiediamo un processo politico che sia credibile, pacifico, legittimo e inclusivo che tenga conto dei desideri della popolazione e della necessità di riforme economiche e politiche”.

Aggiornato il 11 aprile 2019 alle ore 16:14