A Malta tutti pazzi per Silvio Berlusconi

Il congresso del Partito Popolare Europeo, appena conclusosi a Malta, ha sancito il ritorno sulla scena internazionale di Silvio Berlusconi. L’accoglienza riservatagli è stata particolarmente calorosa. Gli algidi rappresentanti del Nord dell’Europa non hanno mai amato il Cavaliere. Lo hanno sempre percepito come un pericolo, vuoi per le sue posizioni eterodosse rispetto al mainstream imposto dalle tecnocrazie europee nelle fasi più intense della globalizzazione rampante; vuoi per il suo essere filoamericano tout court contro le torsioni dell’asse atlantico provocate dalle cancellerie franco-tedesche, in particolare ai tempi della seconda guerra in Iraq; vuoi per quel suo rapporto privilegiato, intimo, con il leader russo Vladimir Putin, che ha suscitato tra i titolati colleghi europei più di una gelosia.

Fatto sta che la traumatica uscita di scena di Berlusconi nel 2011 fu propiziata, se non esplicitamente ordita, proprio da alcuni di coloro che lo hanno accolto nella solare quiete dell’isola mediterranea. Cosa ha fatto aggio nel cambio di scena? Semplice: il pragmatismo degli statisti del Nord. I tedeschi la chiamano “realpolitik”.

Continuiamo a pensare che la signora Angela Merkel uno come il Cavaliere ce l’abbia sullo stomaco. Tuttavia, essendo lei molto brava a fare di conto ha compreso che, non potendo fare affidamento sull’appeal di un Matteo Renzi sconfessato dagli italiani, deve puntare su un altro cavallo per evitare di perdere per strada l’Italia nella costruzione della nuova Europa del dopo-Brexit. Il timore che scuote i capi del Ppe è la possibilità che alle prossime elezioni la spuntino i Cinque Stelle: per la stabilità dell’Ue sarebbe un disastro. Non perché Beppe Grillo minacci di portare il Paese fuori dell’Unione - il punto, come d’altro canto l’intero progetto politico pentastellato, non è affatto chiaro - piuttosto sono il dilettantismo e l’inesperienza della classe dirigente del Movimento grillino a preoccupare i partner continentali. E come dargli torto. Un’Italia governata da Grillo e dai suoi adepti sarebbe una iattura per tutti: Roma docet. Meglio allora affidarsi all’usato sicuro che rischiare l’avventura.

Berlusconi potrebbe tornare utile sotto molti aspetti. Dopo che la situazione in Libia si è letteralmente incartata, il piano all’epoca stipulato con Gheddafi per fermare l’immigrazione oggi appare una soluzione da manuale. Non solo. A fronte delle minacce protezioniste che si susseguono da parte del presidente statunitense Donald Trump, Berlusconi, e non l’inconsistente Federica Mogherini, potrebbe avere un ruolo nella ricucitura dei rapporti tra l’Ue e la Federazione russa.

Ma c’è un altro piano sul quale i partner europei, sebbene a denti stretti, devono riconoscere al vecchio leone di Arcore di aver visto giusto: l’intuizione che la stabilità politica delle società occidentali passi per un accordo di sintesi tra le espressioni liberali e riformatrici della destra e le sue ali più radicali e populiste. Per anni il centrodestra italiano, che teneva insieme i popolari con i leghisti e i sovranisti dell’ex Alleanza nazionale, è stato giudicato un’anomalia del sistema. Oggi che la bestia del populismo è lasciata libera di mietere consensi in nome dell’antipolitica, ci si accorge che “l’anomalia” sia stata invece una scelta lungimirante. Il presupposto sul quale fonda l’idea berlusconiana di coalizione è il convincimento che le istanze, anche le più radicali, dei populisti vadano metabolizzate e riassorbite nell’ambito di un processo democratico aperto a destra e non banalmente demonizzate, salvo poi ad averne paura quando gli scenari elettorali ne profilano la vittoria.

Per queste ragioni è credibile che Angela Merkel e tutta l’allegra brigata dei popolari abbia ingoiato il rospo spalancando le braccia a Berlusconi. Se è davvero così lo verificheremo presto: magari assistendo a una rapida conclusione del processo pendente davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che dovrà riabilitare Berlusconi e restituirlo alla piena agibilità politica nel suo Paese.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:58