Incatenati alla subkultura

Sassolini di Lehner

Nei collettivi universitari rari gli studenti, numerosi i fuoricorso da 30-40 anni, parecchi i fratelli musulmani ed i nazi-comunisti, non pochi i casseurs ed i sedicenti anarchici, che ignorano pure il nome di Errico Malatesta. Provengono tutti dalle giammai chiuse “case d’intolleranza”, dove si teorizza e si pratica non l’erotismo, bensì il teppismo. Analfabeti di andata e di ritorno non sanno come si chiamano, ma sanno come sprizzare inciviltà, violenza, veleno e odio.

Intanto, per l’orgoglio militante di certe nostre docenti universitarie, salite in cattedra per meriti leninisti combattenti, spuntano le bierre aggiornate in Brigate antisemite.

Non manca lo Sturm und Drang in foggia di eroine ed eroi romantici del pacifismo a senso unico, ridicolo rametto discendente dal tronco stalinista dei “partigiani della pace” (1949-1953).

Gli eredi dell’ebreo Emilio Sereni (lo ricordo molto più stalinista e lysenkiano che israelita, partigiano pacifista in guerra continua contro l’Occidente) invocano la pace non contro Vladimir Putin, non contro i terroristi di Hamas, bensì unicamente versus Israele, recitando: “Siamo incatenati e in sciopero della fame davanti al rettorato della Sapienza perché è dal cuore della più grande università d’Europa che ottenere un passo indietro da chi è complice di un genocidio, può produrre un importante cambiamento”.

Se non si tratta di sceneggiata coniugata con faziosa subkultura, allora i giovani combattenti filodrammatici dovrebbero resistere sino al limitar di Dite.

Le loro ultime parole potrebbero risuonare a eterno monito: “Tutto è perduto, anche l’onore e perché no, la vita, per la nobile causa del terrorismo islamico.

Attonito e scosso, sarò, allora, lesto a dolermi lacrimando, dinnanzi agli incatenati sacrificatisi sino a cadere per fame, a difesa estrema dei diritti dei pacifici assassini di Hamas. Gli incatenati passeranno alla storia della letteratura accanto al giovane Werther.

Per loro, dunque, rapirò, parafrasandolo, all’incoercibile poeta dei Sepolcri l’alto estremo saluto: “E la pietosa Terra... renda inviolabili le vostre reliquie dall’oltraggio del Rettore e dal piede profanatore del poliziotto, e una lapide conservi il vostro nome, e un albero amico e profumato di fiori consoli le vostre ceneri con le sue carezzevoli ombre”.

Aggiornato il 18 aprile 2024 alle ore 10:46