Le “marocchinate” dell’Anpi

Sassolini di Lehner

Secondo l’Anpi, i musulmani parteciparono alla Liberazione. Codesta dichiarazione avrebbe meritato, però un po’ di sincerità e non l’oleosa lingua biforcuta delle mezze verità. All’Anpi regna l’ignoranza – nessuno dei dirigenti deve aver letto La ciociara di Alberto Moravia – oppure l’ipocrisia è di casa. È vero, i marocchini inquadrati nel Corps expéditionnaire français en Italie, il 14 maggio 1944, aggirarono i tedeschi posizionati nella Valle del Liri. Il XIII Corpo britannico riuscì, grazie all’abile manovra dei marocchini, a sfondare la linea Gustav dei nazisti.

L’Anpi, però, omette di citare il poderoso contributo di quei “valorosi” musulmani alla barbarie. Nessuno come loro, a memoria di italiano, fu capace di essere protagonista di tanti orrori, lutti, devastazioni. Nella sola cittadina di Esperia (Frosinone) gli “eroici” musulmani stuprarono 700 donne: dalle bimbe dell’asilo alle minorenni, dalle fanciulle alle nonne.

Per migliaia di donne, gli abusi comportarono il suicidio da disperazione, nonché malattie come sifilide, gonorrea, clamidia, epatite. Molte ebbero aborti, causati o spontanei, alcune per lo stordimento psicologico e la vergogna uccisero i frutti degli stupri appena venuti al mondo. Nell’orfanotrofio di Veroli si contarono 400 bambini generati dalle violenze sessuali. La bestialità marocchina si estese con l’avanzare degli Alleati verso il Nord, dal Lazio alla Toscana. Secondo lo scrittore, allora ufficiale britannico, Norman Lewis: “Tutte le donne di Patrica, Pofi, Isoletta, Supino e Morolo sono state violentate. A Lenola hanno stuprato 50 donne, ma non essendocene abbastanza per tutti, hanno stuprato anche bambini e vecchi. I marocchini di solito violentano e donne in coppia: uno ha un rapporto normale, mentre l’altro la sodomizza”.

Molti furono i paesini macchiati a sangue dalla furia musulmana alla ricerca di bottino materiale e sessuale, esercitando il mostruoso “diritto di preda”, spesso autorizzato o tollerato dai generali francesi. Ne cito alcuni: Esperia, Pontecorvo, Vallecorsa, Castro dei Volsci, Vallemaio, Sant’Apollinare, Ausonia, Giuliano di Roma, Patrica, Ceccano, Supino, San Giorgio a Liri, Coreno, Morolo, Sgurgola, Lenola, Campodimele, Spigno, Saturnia, Formia, Itri. Terracina, San Felice Circeo, Roccagorga, Priverno, Maenza, Sezze.

I padri che accorsero per difendere le figlie, anche bambine, i mariti, i fidanzati, i nonni furono ammazzati o sodomizzati. Il parroco don Alberto Terrilli fu torturato e sodomizzato a morte da un plotone di marocchini. Quando i blue devil statunitensi, inorriditi dalle violenze, stavano per intervenire contro i marocchini, il comandante francese li bloccò, gridando: “Dovete combattere contro i tedeschi, non contro noi francesi”. No, non mi pare che i musulmani eredi dei marocchini del Corps expéditionnaire français e tantomeno i palestinesi, figli e nipoti di nazisti conclamati possano rappresentare i veri valori della Resistenza. L’Anpi, che non ha mai ripudiato i Francesco Moranino e i feroci partigiani stalinisti, autori di delitti efferati, omettendo la verità, non rende onore al 25 aprile.

Aggiornato il 29 aprile 2024 alle ore 09:57