Da Croce a Savonarola

Sassolini di Lehner

Un sisma di coscienza m’induce a ringraziare non solo quanti hanno letto Bergoglio, da Cristo a Castro/Paolo mi fè, disfecemi Jorge Mario, ma ancor più coloro che non gli hanno offerto neppure un attimo di attenzione, evitandomi, così, gogna mediatica, procedimenti penali, spavento di Guido Crosetto, ira funesta del bigottismo di lotta e di governo.

Il grande successo editoriale de Il Mondo al contrario, ad esempio, sta costando al generale Roberto Vannacci una caccia all’uomo senza fine. È il nemico pubblico numero uno. Stato maggiore dell’Esercito, Tribunali militari e non, informazione politicamente conforme non gli danno tregua: il nuovo John Dillinger è braccato. Come insegnano i sacri testi polemologici, per battere il nemico, bisogna, prima di tutto, affamarlo e, perciò, i capoccia militari gli hanno pure dimezzato lo stipendio.

Ebbene, mi auguro che il mio Bergoglio sia spacciato e letto in modica quantità, dati i micidiali effetti collaterali dei volumi da hit parade. Intanto, magari molti incoscienti a me ostili acquisteranno il pamphlet, metto le mani avanti: riguardo alle Idi di marzo, ho un alibi di ferro: non ero ancora nato.

Scampata la gravissima fattispecie di reato – associazione esterna in congiura assassina – non posso, però, rallegrarmi. Anzi, sono afflitto da un macigno di vergogna, visto che l’illiberalità galoppante ci risospinge verso il rogo dei libri, ma come avvertì Heinrich Heine: “Dove si bruciano i libri, alla fine si bruceranno gli uomini”.

Viene alla mente il Falò delle vanità (7 febbraio 1497) promosso dal cattocomunista ante litteram Girolamo Savonarola, con tanto di rogo di volumi e opere d’arte tacciati di immoralità.

Il caso Vannacci mi fa rileggere Fahrenheit 451 (titolo dell’edizione italiana: Gli anni della fenice) di Ray Bradbury, romanzo che descrive un futuro prossimo in cui sarà reato leggere o possedere libri. A prevenire il misfatto ci penseranno vigili del fuoco, specializzati nei roghi cartacei.

Ricordo con angoscia Bücherverbrennungen, le fiamme invocate da Joseph Goebbels, nel 1933, per bruciare migliaia di libri considerati “privi di senso di responsabilità, con possibili effetti emulativi”. Pardon, Goebbels li stigmatizzava tout court come “antitedeschi”. La motivazione succitata per errore è, invece, quella addotta dai vertici militari per giustificare la sospensione di Vannacci e il dimezzamento dello stipendio.

L’intolleranza di destra e di sinistra – il nuovo Patto Molotov-Ribbentrop in nome del totalitarismo del pensiero unico – mi suscita nausea e rossore. Regredire da Benedetto Croce a Girolamo Savonarola significa transizione nella barbarie.

Aggiornato il 01 marzo 2024 alle ore 09:52