Blasfemia versus religione della libertà

Sassolini di Lehner

Due conflitti in corso sono quisquilie per i seguaci italici di Carl von Clausewitz, perciò viene data precedenza assoluta alla meticolosa ispezione ministeriale sull’Attila alle porte, il generale Roberto Vannacci, autore del saggio Il mondo al contrario. In verità, l’ispezione fu aizzata dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, che, spaventato dal periglioso libro, se ne uscì con un giudizio tranchant: “Farneticazioni personali”. Quindi, giustificò la sortita intollerante: “Consultandomi con i vertici militari, ho chiesto si facesse chiarezza interna, anche per capire se quel libro fosse stato autorizzato, e poi ho agito con tre fini: tutelare lo stesso generale, le Forze armate e i valori costituzionali e repubblicani”. L’idea che un saggio non sul tema di segreti militari e di Stato abbia bisogno di autorizzazione, certo, è blasfemia versus religione della libertà. L’idea che il saggio potesse arrecare più disastri di Lissa, Custoza o Caporetto all’immagine delle Forze armate si staglia nitida nella galleria delle ridicolaggini, mentre la scusa del gratuito patrocinio a difesa di Vannacci appare patetica. Il punto, però, è un altro: in quelle 373 pagine la sola espressione che fece impallidire Crosetto e allertare i vertici militari fu quella riguardante gli omosessuali. Secondo Vannacci non sarebbero “normali”, stando a madre natura e alla statistica. Il punto di vista del generale, invero, non lede i valori costituzionali e repubblicani, essendo soltanto un libero convincimento, fra i tanti possibili, tutti leciti e garantiti dall’articolo 21 (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”). Gli altri giudizi espressi nel libro, infatti, sono equilibrati, puntuali e largamente condivisibili:

1) Lo straniero che non si integra nel tessuto della terra che lo accoglie non è più un immigrato, ma diventa un invasore.

2) Lgbtq+ vuol dire essere esenti da battute, critiche, opinioni, vignette, satire, barzellette.

3) Le altre culture le rispetto, non le voglio cambiare, a volte le apprezzo e ne so valorizzare alcuni tratti piacevoli e positivi, ma non le sostituirei alla mia. E non voglio che nessuno ci provi con la mia.

Vannacci, avendo messo per iscritto la scoperta dell’acqua calda – il “mondo al contrario” riassume la mentalità diffusa da anni nella maggioranza degli italiani – viene subito sanzionato con la rimozione dal comando dell’Istituto geografico militare. Intanto, l’ispezione è proseguita sino ad appurare le accuse giuste per infangarne l’immagine: peculato e truffa. Un ladro, insomma. Al di là delle decisioni del Tribunale militare, in questa storia di illiberalità conclamata e compiaciuta si sente l’acre puzza di psicopolizia e di “polizia morale”. Certo, siamo in una stagione, dove uno stupratore egiziano diventa senz’altro italiano, dove i giudici scrivono le sentenze di condanna, prima dello svolgimento del processo, addirittura prima delle richieste del pm, quindi nulla deve più meravigliare.

In ultimo, non mi stupisco nemmeno dell’immancabile coda persecutoria versus Vannacci, sotto forma di denunce per istigazione all’odio razziale. La Procura di Roma, perciò, lo indaga, mentre io, pur non conoscendo l’odiato Roberto Vannacci, non lo odio e rispetto il suo diritto a pensarla come gli pare.

Aggiornato il 28 febbraio 2024 alle ore 10:47