Del terzo mandato parlare, ma non fare

Diciamocelo per l’ennesima volta: di questo terzo mandato non se ne poteva parlare molto prima delle elezioni? Non si ricordano, forse, le discussioni senza fine, allorquando si dovevano fissare leggi e note a proposito della scrittura? Oppure si stava scherzando? Insomma, uno degli architravi del sistema di “trasmissione” scritto è rimasto in alto mare fino alla vigilia, fino alle ultimissime ore del suo impiego. E che impiego. In verità, ravvivato dalla semi-sconfitta della Lega in queste ore. Ma, si dice, è un caso. Il fatto è che, da che mondo è mondo, (in politica, poi) il gioco a nascondino con le proprie carte ha sempre rappresentato una tecnica sopraffina, al punto da ignorare perfino le ragioni stesse del suo impiego.

Adesso, comunque, si va verso una decisione. Ma il tragitto è stato laboriosissimo. Se ce ne dovessimo chiedere razionalmente un perché non sarebbe assolutamente semplice dare una risposta convincente, non solo o non tanto, per le contrapposizioni che si sono accumulate, ma per la stessa leggerezza, come una piuma, del problema in discussione. Si tratta infatti di un derivato o di una aggiunta al sistema, dal carattere essenzialmente tecnico. Eppure, la sua, come dicevamo, elaboratissima costruzione l’ha trasformato in un pretesto politico in occasione di una campagna elettorale che si presenta abbastanza spenta. Perché infatti è questo il vero problema.

Questa competizione è la più “smorta” di questi ultimi anni e le ragioni sono diverse, ma non è questa la sede per narrarle. Il punto principale è che qualunque sia il risultato, a meno di una rivoluzionaria marcia in avanti dell’elettore, le “cose” sono destinate a rimanere quello che sono, appunto. Anche l’avvento della novità di una donna come presidente del Consiglio non incide sulla movimentazione della campagna elettorale e ciò, per di più, in relazione alla sua provenienza appartenente ai campi della cosiddetta contestazione che fu.

Già, ma contestare chi: i contestatori di un dì? Il punto in gran parte decisivo di questa navigazione a mare piatto, che trattiene le forze e i muscoli, è certamente l’appuntamento delle elezioni europee. È difatti in questa competizione “vera” (ma lo è, per molti aspetti, quella sottovalutata) che gli occhi sono puntati anche, e soprattutto, perché è la prima prova di Giorgia Meloni sulla quale si misureranno le iniziative e i risultati degli avversari, pur sapendo che, per dirla sportivamente, non c’è partita. Ma si sa: domani è un altro giorno.

Aggiornato il 26 febbraio 2024 alle ore 09:31