Rino Formica, a futura memoria

Sassolini di Lehner

Rino Formica, il primo marzo prossimo, compirà 97 anni. Auguri sinceri, con un pizzico di amarezza liberalsocialista. A cotanto vegliardo è giusto non mancare di rispetto, anche se, in verità, ne avrei tanta voglia.

Evito, perciò, di rimarcare le sortite strampalate e ad effetto, spesso profondamente sballate come quella dei “nani e ballerine”, per affossare l’intelligente apertura del Partito socialista di Bettino Craxi al mondo dello spettacolo e della società civile.

Fra l’altro, sarebbe ingeneroso, anzi stolto, far rientrare tra i nani o le ballerine Vittorio Gassman, Maurizio Scaparro, Nicola Trussardi, Lina Wertmüller, Sandra Milo, Gerry Scotti, Sergio Zavoli.

Anche definire la politica come un intruglio di sangue e merda poté piacere ai qualunquisti, agli antiparlamentaristi, quindi ai futuri funesti grillini, ma fece gran torto a Machiavelli, il gigante dei politologi, che la teorizzò come l’arte più alta, nonché sintesi di tutte le arti.

Al novantasettenne, evito, per rispetto, di rammentare per filo e per segno il 1992, quando per sconfiggere il contrabbando ideò la cura omeopatica di assumere nella Pubblica amministrazione 25mila contrabbandieri. La ricetta del ministro Formica non fu applicata, ma ebbe l’effetto di scatenare frizzi e lazzi di comunisti e soci verso i socialisti. E degli stessi contrabbandieri, ai quali garbavano come l’ortica sui testicoli le mezze maniche ministeriali. Evito anche di ricordargli quanto fu lesto ad abbandonare Bettino Craxi e, di fatto, il Psi, che senza Craxi non poteva non defungere, per saltare sul carro del velleitario ed ingrato Claudio Martelli. Fingo anche di dimenticare il suo successivo passaggio da socialtraditore nel socialcomunismo di ritorno.

Non evito, invece, di rammentare di non averlo mai visto in quel di Hammamet, come l’egotico grande assente Giuliano Amato, quanto meno per informarsi dello stato di salute di Bettino. Non evito neppure di dolermi per aver concesso le sue sballatissime sentenze ad Aldo Cazzullo. Formica e Cazzullo, due generazioni lontanissime, eppure in perfetta sintonia, questa volta in combutta, per sparlare a matula di Giorgia Meloni. Di una donna, vocata come nessun altro alla politica, si può dire di tutto, ma non che è una “stronza” come strilla Vincenzo De Luca o furba poco intelligente come blatera Formica. I chiacchiericci velenosi Formica-Cazzullo servono per piacere ai piacioni delle caste, delle immarcescibili corporazioni, delle combriccole finanziarie multinazionali. Ogni riferimento al “vile affarista” è implicito.

Aggiornato il 21 febbraio 2024 alle ore 09:09