La polizia morale nostrana

Sassolini di Lehner

Aldo Cazzullo l’ho conosciuto. Partecipò con me a un convegno a Torino, per ricordare il partigiano bianco Edgardo Sogno. Ingenuamente credetti che Cazzullo fosse sinceramente affezionato a quella grande figura di eroe della Resistenza e anche militante liberale, conseguentemente anticomunista. Mi sbagliavo o, forse, Cazzullo ebbe un ripensamento. Certo, vivo in un Paese singolare.

Uno di quei mercenari pagati dal Pcus col pane strappato di bocca ai popoli russi, polacchi, ungheresi, cecoslovacchi, tedeschi dell’Est, plaudente all’invasione sovietica dell’Ungheria (“… l’intervento sovietico in Ungheria contribuì, oltre che ad impedire che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, a salvare la pace nel mondo”) arrivò sino alla Presidenza della Repubblica, per giunta due volte reiterata da un Parlamento a maggioranza vigliacca, idiota o smemorata.

Aggiungo che a parte i dollari del Pcus, ai dirigenti del Partito comunista italiano come Giorgio piovvero anche i diritti di autore di Gramsci, per decenni scippati alla vedova e agli orfani di Antonio. Dall’altra parte, l’eroico Edgardo Sogno che, nel 1956, accorse in Ungheria, massacrata dall’imperialismo comunista – oltre 100mila morti – rischiando la propria pelle, per sostenere e, quindi, portare in salvo molti patrioti magiari, finì in galera. Sì: il carrista al Quirinale, l’amico dei patrioti ungheresi in carcere.

Aldo Cazzullo partecipò a quel convegno, forse – a pensar male – con lo scopo di poter entrare nelle grazie della famiglia e, da qui, nel giornalismo che conta. Ammesso, così, davanti al letto di Edgardo in fin di vita, gli strappò una confessione, parole preziosissime per la propria carriera tra i registi dell’egemonia culturale comunista, i persecutori storici del partigiano medaglia d’oro. Sogno, più o meno, gli disse: ebbene sì, pensai a un golpe per bloccare la deriva verso il comunismo. Non era vero. Sogno, tra la vita e la morte, da guascone qual era, volle paradossalmente vantarsi di essere capace di tutto contro i comunisti. Si trattava, appunto, di una battuta da guascone moribondo.

Tuttavia, Cazzullo ne fece un libro (Testamento di un anticomunista. Dalla Resistenza al golpe bianco) che piacque assai a quanti, a cominciare da Luciano Violante, già graziato da un collega veneto, che decise per l’assoluzione di rito fra colleghi (Violante commise certo delle gravi scorrettezze nei confronti di Sogno, attribuendogli una lettera mai scritta e ordinando una perquisizione non dovuta, ma… senza dolo). Da quella “confessione” carpita a un eroe della Resistenza, ormai fatto passare per eversore fascista, Cazzullo entrò nell’Areopago dei giornalisti giustizieri e degli opinatori della “polizia morale” d’Italia.

La vittima più recente è il “golpista” Jannik Sinner. Invero, ha dato grande lustro all’Italia nello sport. Tuttavia, ha commesso il peccato mortale: l’imperdonabile libertà di scegliersi la residenza a Montecarlo. Cazzullo lo ha cazziato ed esposto al pubblico ludibrio. Se Jannik fosse il cognato di Gianfranco Fini, l’eversore del centrodestra berlusconiano, i giustizieri a mezzo stampa rimarrebbero silenti e alcuni, anzi, ne assumerebbero la difesa d’ufficio. A proposito, non si ha notizia del processo a Fini. Che debba finire in prescrizione?

Aggiornato il 06 febbraio 2024 alle ore 09:11