Se Bergoglio non ci fosse bisognerebbe inventarlo

Sassolini di Lehner

L’onestà intellettuale, sia pure attualmente straniera in patria, mi impone di ringraziare il signor Jorge Mario Bergoglio.

Non lo considero Santo Padre, ma infaticabile tovarish, ed anche santo, santissimo, provvidenziale ghostwriter, capace di scrivere per me l’appendice per la seconda edizione del mio “Bergoglio, da Cristo A Castro”, edito da L’Opinione delle Libertà e distribuito da Amazon.

Ha, infatti, aggiunto di suo pugno la nomina a cardinale e, subito dopo, a Prefetto del dicastero per la dottrina della fede all’amichetto Víctor Manuel Fernández, un prete morboso, che scrisse libricini davvero arrapanti: contatti erotici con Gesù, donne descritte come goduriose insaziabili, orgasmo sinonimo di estasi mistica, citazione di Allah che benedice i cazzi duri, che fanno la guerra nelle vagine.

Avvicinare Dio? Basta toccarsi, insomma siamo al fai-da-te ieratico.

Il cazzo, altrimenti detto mentula per i cattolici tradizionalisti e latinisti, oppure pene, fallo, uccello, pisello, minchia, membro, grazie a Bergoglio e Fernández, è finalmente entrato a far parte integrante della teologia.

Da uomo di mondo, non alieno dalle estatiche visioni del magnifico delta di Venere, ho cancellato l’obsoleto Pornhub, dedicandomi alla indefessa lettura della bibliografia osé dell’amichetto argentino, che ha imposto la benedizione delle coppie omosessuali.

Jorge Mario, però, a riprova che dice tutto e il contrario di tutto, a seconda delle mode, da arcivescovo condannò le unioni invertite, descritte addirittura come liaisons sataniche. Promosse, in aggiunta, una marcia di popolo contro l’approvazione di una legge sul matrimonio uranista. Ora, invece, approva e benedice, chiedendo soltanto all’amichetto Miguel di specificare che le benedizioni avverranno in zona appartata della chiesa e non potranno superare i 15 secondi.

Ebbene, se io fossi pederasta militante, sposato con partner inclusivo passivo, direi a Fernández che questa puzzetta di benedizione non è né per pene, né perbene. I finocchi al cazzimperio sono una prelibatezza, mica una miserrima scatoletta di tonno alla Toninelli, emerito Miguel.

Intanto, il papa che non c’è come papa, mentre sussiste pesantemente come eco di Greta e Thunberg, si staglia come multiculturalista. Tra i ghiacci si epifanizza abbracciato ad uno sciamano nativo canadese in un fantasmagorico rituale pagano.

L’amico Jorge mi dona, infine, offerta last minute, l’ennesimo memorabile brano. Per la serie “Un’eresia al giorno leva il cattolicesimo di torno”, ma anche per il corollario “Un’idiozia al giorno leva pure il sistema occidentale di torno”, ecco il blasfemo plagio della prosa di Maurice Leblanc.

Bergoglio, infatti, loda Il comportamento dei ladri, perché il furto è “un ammonimento salutare contro il vizio dell’avarizia”. Pur di contestare il diritto alla proprietà privata, codesto pontefice castrista ritiene provvidenziale lo scippo ed il furto: semplice, con scasso e la rapina a mano armata. A chi il Paradiso? Ai ladri. A chi l’Inferno? Allo stronzo che, invece di occupare, facendo sacrifici, ha risparmiato, s’è accollato un mutuo ventennale e s’è comprato casa.

Grazie signor Bergoglio. Non rappresenti se non te stesso come pontefice, ma come mio ghostwriter sei unico. Ti prego, seguita a collezionare altre eresie per la mia seconda edizione. Attento, però, visto che cattolici veri come Andrea Cionci hanno già allertato i migliori esorcisti, per farti esaminare.

Aggiornato il 26 gennaio 2024 alle ore 10:06