Ha osato parlare di giustizia giusta

C’è un cartello davanti agli italiani, compresi i ministri: vietato parlare di giustizia. E chi lo fa “peste lo colga”, come ammoniva il leggendario Amedeo Nazzari.

È capitato al bravo e mite Guido Crosetto (nonostante la non esile corporatura) di fare un brevissimo cenno ad una certa opposizione giudiziaria che, in men che non si dica, è partito il fuoco ad alzo zero. E il bello, anzi il grave, è che il ministro parlava in Parlamento, come si dice coram populo. Si sussurra che qualche suo amico, anzi, gli abbia ricordato l’antica massima: giammai ti pentirai d’aver taciuto, sempre d’aver parlato. E vabbè. La Presidente del Consiglio è stata zitta e buona; altri tempi quelli in cui minacciava di occupare i palazzi del potere. Una volta.

Per fortuna di Crosetto (e un po’ nostra), ha parlato a lungo (sul quotidiano Il Foglio di ieri) il ministro Carlo Nordio, che della partita giustizia se ne intende avendo fatto per tanti anni il giudice e ora, nella sua qualità di ministro, sta predisponendo una riforma della giustizia. Quella, cioè, che non è mai stata approvata nel corso di questi trent’anni, e che anni!

Intendiamoci, qualche ritocco è stato fatto qua e là dai ministri competenti, ma chi si è azzardato ad andare a fondo su alcuni temi, a fondo c’è andato lui. E non faccio nomi per non aizzargli di nuovo contro la potente corporazione.

Vale però la pena riflettere su alcune proposte positive di Nordio che, partendo proprio dal presupposto annunciato da Crosetto, ha francamente ammesso che l’opposizione giudiziaria c’è, eccome, e non da oggi. Un’opposizione contro il Governo e Parlamento ogni qual volta sia messo il dito sulla piaga: separazione delle carriere, interventi pubblici di Pm, le intercettazioni, le pagelle, ecc..

Come si vede, un blocco di proposte che potrebbe aprire un fase assolutamente nuova nelle relazioni fra politici e giudici, ristabilendo un equilibrio che fu infranto decenni fa e che ha provocato la fine della Prima Repubblica; finis repubblicae come i ciceroniani di allora ricordavano non senza le preoccupazioni dello sbilanciamento di pesi e contrappesi istituzionali.

Ed è (anche) ciò che temono i Crosetto e i Nordio ricordando che la mitica imparzialità di certi magistrati riguarda, appunto il mito ma non sempre la realtà perché, come ha ricordato Nordio, “ogni volta che un magistrato va a intaccare la terzietà della sua figura, non è un singolo magistrato a pagarne agli occhi dell’opinione pubblica, rischia anche la categoria. La magistratura ha dimostrato di avere un potere immenso e ogni sua parola deve essere equilibrata”.

È la prima volta che sentiamo un ministro della Giustizia parlare in questo modo, cioè senza mezzi termini del potere immenso dei giudici. Le premesse sono sacrosante e il contenuto pure. Ciò che preoccupa è, come sempre, il giustizialismo più o meno strisciante dentro la nostra politica. A cominciare, come sempre, da quel Partito democratico che in altri tempi esaltò la figura di tale Antonio Di Pietro nell’illusione di ottenere, grazie a lui e al giustizialismo sparso a piene mani, il sospirato governo del Paese. Fu invece Silvio Berlusconi a guadagnare Palazzo Chigi.

Meditate gente, meditate...

Aggiornato il 22 dicembre 2023 alle ore 09:27