Quelle liti nel Pool come fra i polli di Renzo

Come si sa, è in atto una sorda guerra interna alla magistratura, sorda ma anche un po’ muta perché poco “divulgata” dai giornali e che ha come protagonisti due ex giudici del Pool, Piercamillo Davigo, in pensione e Francesco Greco, anche lui fra pochi mesi pensionato.

Sullo sfondo si agita un fantasma a suo modo muto, pure lui, che rimembra anche nominalmente i tempi oscuri di Licio Gelli con la sua P2 ora, diciamo, così espatriata, segretamente come è ovvio, col nome di Ungheria, finita nelle indagini della Procura retta da Greco per le rivelazioni, nomi e cognomi compresi, confessate da un avvocato a un pm che, con insolita decisione, ha sollevato non lievi critiche proprio contro Greco per il troppo temporeggiare nelle indagini su questa Loggia, col suo contenuto esplosivo di nomi eccellenti.

Nomi, peraltro, finiti nei verbali e, all’inizio, nelle mani di Davigo, allora nel Consiglio superiore della magistratura, la cui segretaria è ora indagata per averne parlato un po’ di qua e un po’ di là. Tant’è vero che Il Fatto Quotidiano e La Repubblica hanno in mano la lista che scotta ma hanno deciso di non pubblicarla per il rispetto delle indagini. Il che è quanto meno sorprendente, sol che si pensi alla valanga di pubblicazioni di questi due giornali, alla faccia del segreto istruttorio e, spesso, grazie alle veline fatte circolare dagli stessi eroici pm.

Si è venuto anche a sapere di un’indagine parallela avviata dalla Procura di Perugia perché, secondo voci attendibili, nella lista dei nomi vi sarebbe quello dell’ex procuratore proprio di Perugia: Luigi De Ficchy. L’indagine è top secret. Come lo sono quelle in seguito avviate a Roma, Catania, Firenze, Reggio, Potenza. Tutti zitti e muti. Una vera e propria congiura del silenzio. Per ora.

Anche la Cassazione è interessata in un quadro di accuse e controaccuse interne alla casta giudiziaria, fra detti e non detti, allusioni, ammiccamenti, messaggi trasversali e un regolamento di conti già da tempo avviato e che il prezioso libro di Luca Palamara e Alessandro Sallusti ha illuminato. In questo quadro, da ultimo arricchito da un’intervista di Milena Gabanelli a Greco sul Corriere della Sera, il procuratore si è sfogato, non solo lamentando la “campagna mediatica compatta e violenta come quella che è in corso in questi mesi”(di simili campagne, ma molto più violente compatte e durature, i componenti del mitico Pool ne hanno precise conoscenze, basta pensare alla loro guerra mediatica contro il decreto Biondi e a favore delle manette “altrimenti non confessano”) e quindi sferrando un attacco a freddo contro Davigo, già suo compagno di manette nel Pool, definendo irresponsabile il suo comportamento per avere fatto uscire notizie dal “perimetro investigativo”.

Piercamillo Davigo non ci sta. Anzi, a sentire il “Fatto” intende querelare il vecchio compagno “e sarà un’emozione seguire il processo – ha detto Mattia Feltri su La Stampa – quale delle due rettitudini (di cui il Pool era per vox populi l’inflessibile custode) ha subito una flessione? Non esistono innocenti ma solo colpevoli che l’hanno fatta franca, disse una volta Davigo. Se dovessimo prenderlo alla lettera, saremmo alla finalissima”.

Aggiornato il 15 settembre 2021 alle ore 17:12