Venezia: il giorno dopo

Sto leggendo l’ultimo libro di Mario Calabresi, “La mattina dopo”, nel quale l’autore, come dice il titolo, descrive ciò che si prova la mattina del giorno successivo a quello in cui si sono verificati fatti che sconvolgono la vita delle persone. Quella di Calabresi è una riflessione interessante, che narra le sensazioni – diverse, ovviamente – di ciascuno di noi, quando, a mente fredda e riposata ci confrontiamo con una realtà mutata, se non stravolta.

Come si sentono, oggi, i veneziani, dopo quello che è accaduto la scorsa notte? Dire “male” è riduttivo e parziale. Sconfortati per i danni subiti e che, con la solita operosità, ripareranno al più presto? Irritati per il disinteresse dello Stato, che non ha mai completato la faraonica e costosissima opera chiamata Mose? Delusi in anticipo dalle promesse vane dei prossimi giorni?

Sì e no. Io credo – per quel poco che li conosco – che si rimboccheranno le maniche, senza attendere aiuti che non arriveranno e ripuliranno tutto, a spese loro, dicendo a se stessi e agli altri “ne abbiamo passate di peggiori. San Marco ci aiuterà”.

Vero: ne hanno passate di peggiori e se la sono cavata da soli. La riflessione del mattino dopo è tutta qui: nel constatare che ciascuno di noi sceglie i simboli che lo rappresentano meglio e che gli consentono di contrapporre la propria forza anche alle peggiori avversità.

Aggiornato il 13 novembre 2019 alle ore 18:08