Il virus della follia e il culto semicristiano migratorio

Sì. Ci deve essere nell’aria un virus terribile che fa scoppiare irrefrenabile la follia.

Attorno al fenomeno gravissimo, a queste epocali tragedie di un movimento migratorio disperato e suicida dall’Africa all’Europa (che, purtroppo, per molti migranti per i quali l’Europa finisca in Italia, quando non addirittura nelle acque del Mediterraneo) aleggia la follia, di stravaganti teorizzazioni e dogmatizzazioni non solo del fenomeno in sé, ma anche di suoi particolari e più catastrofici aspetti.

Ministri che si azzannano tra loro, magistrati che si investono della gestione della storia dei popoli. Matteo Salvini che condisce la sua azione di ministro per arginare il fenomeno con esibizioni e sparate contro i suoi colleghi di governo, Governo che si divide in opposte tifoserie urlatrici come le folle dello stadio.

E, poi, un Papa che ogni tanto manifesta “urbi et orbi” i sintomi della malattia e poco ci manca che proclami con le formalità sfarzose elaborate nei secoli, il dogma del “migrantismo”.

E già. Il Papa è infallibile. Lo è, a quanto dicono sempre, non solo quando è un Papa che non fallisce. Lo è e lo è sempre stato, anche quando non aveva proclamato, modestamente, il dogma della propria infallibilità.

Si dà il caso che per i predecessori, neanche, poi, troppo lontani, del nostro Bergoglio, l’emigrazione, se non veniva imposta come una pena per i sudditi troppo poco pii e docili, era soggetta a leggi restrittive ferree. Anche quella all’interno dello “Stato della Chiesa”. Ci voleva il passaporto per andare da Roma a Civitavecchia. E chi tentava di farlo essendone privo, finiva “a dormì in pulizia” come ci ricorda Gioachino Belli. Anche quei Papi lì erano infallibili.

Non avevano ancora scoperto che l’emigrazione è un “diritto naturale” e che contestarla è grave peccato. L’ha scoperto Papa Bergoglio. Sissignori: emigrare ed immigrare liberamente è, lo ha proclamato, un diritto naturale. I popoli pare che siano fatti per una sorta di nomadismo naturale. E chi ne dubita va all’inferno.

I predecessori del fondatore di questa nuova religione che non mi sembra assomigli molto (e per certi versi meno male che sia così) a quella che si definiva “Cattolica, Apostolica e Romana” erano eretici “ante litteram”. Ma pare che la loro eresia sia andata in prescrizione.

È un’esagerazione? Guardate i titoli dei giornali. Quello che alla gente oggi arriva dell’insegnamento della Chiesa, una volta Cattolica, Apostolica nonché Romana, è il “monito” del Papa Francesco sul dovere dell’accoglienza. Per tutti. Per la nuova religione non ci sono migranti legali o illegali. Sono migranti e basta. Cioè sono “persone”. Il che, in effetti, è incontestabile. Chi volesse (augurandomi che ciò non avvenga) bruciarli vivi, ricordi che “sono persone”. Mica eretici come Giordano Bruno e migliaia di altri finiti come lui.

Dimenticavo. Nel nuovo culto semicristiano migratorio scompare il concetto di Patria, di Terra di un popolo. E va sull’altare una nuova Santa: Santa Carola.

Così, spinti dal sapere che essa è nel cuore del Sommo Pontefice e di tutti i “credenti” (quelli che “ci credono”) crescerà il movimento dei migranti. E l’Africa continuerà ad essere terra di aggressioni violente e di più o meno occulto schiavismo, ma cresceranno le possibilità di chi continuerà a definirsi cattolico (migrantista) di procurarsi così un posto in Paradiso. E, intanto, in fondo al Mediterraneo. E, di contro, Salvini finirà per acquistare così la fama di persona addirittura ragionevole e misurata.

Aggiornato il 10 luglio 2019 alle ore 10:43