Se a Bruxelles si intercettasse come in Italia

Il rinnovo delle cariche dell’Unione europea è stato estremamente difficile per una sommatoria di ragioni che andavano dagli equilibri assai instabili dei risultati elettorali del 26 maggio in molti Paesi, con una avanzata di indocili forze cosiddette sovraniste, al sopravvenire di diversi ed incerti rapporti tra alcuni dei principali Paese membri.

Abituati alle moratorie della crisi di governo in Italia, si è dovuto prendere atto che, tutto sommato, le cose sono andate in modo meno complicato del previsto. Uno dei risultati meno incerto e discutibile è la batosta che l’Italia si è presa con la perdita di quella che, forse, è la più importante delle cariche: quella dell’uscente Mario Draghi alla Banca centrale europea.

La Presidenza del Parlamento, toccata ad uno sconosciuto (o quasi) del Partito Democratico, David Sassoli, che sostituisce Antonio Tajani, è una scarsa consolazione perché trattasi di carica che, all’apparenza importante e pomposa, vale, in effetti quanto il due a briscola.

Che cosa ha portato a casa Giuseppe Conte? Probabilmente quello che potrebbe considerarsi il frutto di una specie di corruzione. Qualcosa che non era e non doveva essere in discussione e che nessuna delle nostre controparti avrebbe dovuto persino nominare nella trattativa.

A “dolcificare” la batosta presa dall’Italia con l’emarginazione dalle più importanti cariche europee e ad evitare che si reagisse ponendo agli altri bastoni tra le ruote si direbbe infatti che sia intervenuta, sottobanco, la chiusura di un occhio o anche di tutti e due sulla regolarità dei conti e dei nostri bilanci. Con questo espediente molto “all’italiana” (quante cose crediamo avvengano solo in Italia!) si direbbe sia stato comprato il nostro silenzio o un mormorio molto tenue per essere stati lasciati a bocca asciutta con le nomine che contano.

Un “caso Palamara” anche a Bruxelles? Per carità. Ovunque c’è trattativa, ci sono cose che si danno strombettando e cose che si danno sotto il tavolo. Cene ed incontri “riservati” ve ne sono stati e nessuno può farne carico a nessuno. Altra cosa è se si tratti di un buon modo di affrontare molti problemi e se non vi sia, almeno, un certo odorino di corruzione.

I nostri governanti, se lo scambio c’è stato, portano a casa qualcosa per salvare la faccia per i prossimi mesi e lasciano in altre mani per anni il vero potere europeo. E, poi, non ci sono, almeno così sembra, le intercettazioni telefoniche o, peggio, quelle “ambientali”. E, soprattutto, non c’è chi ne distribuisce alla stampa le bobine. C’è una grossa differenza tra Roma e Bruxelles.

Aggiornato il 05 luglio 2019 alle ore 11:01