Sovranismo, minaccia o riflessione?

Matteo Salvini, co-vicepresidente del Consiglio dei ministri, è un populista fatto e finito. Ma, di già che c’è, è pure un sovranista? Sovranismo, basta la parola! come si dice(va) per far tremare l’Europa. Quella di oggi e quella di domani. Ma le cose stanno così e dureranno (se non peggioreranno) adesso che il salvinismo è al governo del Paese, insieme a un grillismo che, in quanto a Patria e a parole, sta un po’ di qua e un po’ di là? E l’europeismo, che pure manifesta qualche segno di debolezza, sarà messo in ulteriore crisi dal sovranismo incombente?

Secondo uno dei massimi esperti, giornalista e scrittore de “I sovranisti”, il francese ex Le Monde, Bernard Guetta, i partiti populisti e sovranisti sono stati in grado di crescere e di aumentare sulle rotture, sui bassi istinti, sulle passioni e sui rancori, ma dopo aver creato caos e confusione sta venendo meno a loro lo slancio. Mancano soprattutto le soluzioni, e restano gli smarrimenti. E le prossime elezioni europee che gioco faranno, se lo faranno, a proposito del nostro continente che, a sentir le alte grida dei sovranisti e i lai, non meno alti, degli antisovranisti, appare in crisi, diviso in due?

Certo, il cosiddetto sovranismo salviniano è di certo diverso dal sostanziale indifferentismo grillino, mentre Silvio Berlusconi sarà diventato anche lui un euroscettico ma per poter gareggiare ad armi pari con Lega e Fratelli d’Italia, che non hanno mai nutrito un particolare entusiasmo per l’Unione europea. Il Cavaliere e il suo partito, a parte un Giovanni Toti di cui si sospetta la creazione di una seconda gamba del tavolo dopo le Europee, continua e vuol continuare a guardare al Ppe, ben sapendo, del resto, che i riferimenti ai partiti europei non hanno mai spostato voti in Italia e probabilmente in Europa dove un Antonio Tajani, berlusconiano doc, presiede nientepopodimeno che l’Europarlamento. Lo stesso Silvio Berlusconi non pare abbia mai avuto particolari affinità politiche con un Ppe sinistrorso e, anzi, abbia lasciato capire chiaramente di voler imprimere una sterzata a destra in un’alleanza non più con i socialisti ma con i sovranisti, appunto. In questo quadro, il popolarismo non è stato, non è e non sarà davvero popolare nel centrodestra di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, donde la necessità di puntare su progetti che richiamino l’euroscetticismo.

Non più Europa, sic et simpliciter, ma un’Europa diversa. Facile a dirsi, ma nei fatti, nelle scelte, nei progetti, nelle prospettive? Si vedrà nelle e con le elezioni prossime venture che mai come questa volta imporranno segnali di svolta.

In questo quadro anche il sovranismo, del quale si richiamano spesso e volentieri le minacce quotidiane antieuropee, andrebbe visto e valutato politicamente, non con sentenze e giudizi aprioristici ma chiedendoci, semmai, se il sovranista esalti o meno lo stato guerriero per imporsi alle altre nazioni o non, piuttosto, nutra il convincimento che per non abusare ulteriormente dei soliti slogan parolai, il rinnovamento dell’Unione europea non possa non coincidere anche e soprattutto con il rispetto delle differenze nazionali non più messe insieme e d’accordo nelle cosiddette “federazioni burocratiche”, ma in una “confederazione democratica” il cui accordo va cercato e ritrovato in alcuni punti e momenti fondamentali.

Del resto, e come dulcis in fundo per acquietare voci pro e contro, corriamo a consultare il Dizionario Treccani a proposito di sovranismo: “Posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovranazionali di concertazione”.

Aggiornato il 05 aprile 2019 alle ore 10:51