Rai, vigilate sul Fico secco

È davvero raro trovare in un’intervista un’ensemble” di banalità, alcune affatto ridicole. Ce l’ha fatta questa volta - grazie anche ad una Lucia Annunziata evidentemente in contemplazione dello statista che tutto il mondo ci invidia - l’onorevole Roberto Fico, grillino a più non posso, che come presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai deve aver confuso il suo ruolo di garanzia con quello di controllo ducesco. Complimenti vivissimi e, mi raccomando dalle parti pentastellate, facciamo un bel plenum di sondaggi casaleggiani in caso di nomine dei nuovi membri del Consiglio di amministrazione Rai, del direttore generale, del Consiglio di amministrazione della medesima e magari anche di tutta la commissione parlamentare, escluso il presidente, mi raccomando.

Eh sì, perché il Fico proprio questi azzeramenti vuole. Grazie, appunto, a una conduttrice che avrebbe potuto per lo meno intercettare proposte e propositi che mal si addicono a chi presiede una commissione parlamentare di vigilanza. Ma il Fico è andato avanti, imperterrito, inanellando banalità del tipo: “Eleggere un direttore generale super partes”, “solo nomine di garanzia”, “dimissioni del Consiglio di amministrazione e/o di due membri del medesimo”, “basta con Michele Anzaldi! (Partito Democratico)”, “le notizie, il piano news subito in Vigilanza” e così via. Solo su questa finale minaccia, uno scatto dell’Annunziata, una sorta di riflesso condizionato: “Le notizie Rai deve darle la Rai”. Alla buon’ora!

Perché parliamo di banalità a go-go? Perché Fico dimentica innanzitutto il suo di ruolo, prima di predicarne o minacciarne per altri. Lui, sì proprio lui, per di più presidente, dovrebbe essere il custode delle garanzie, un mallevadore, un vigile imparziale. E non ha tutti i torti l’Anzaldi in questione, a sua volta membro della Commissione parlamentare di vigilanza, a replicare a muso duro che non solo non si ricorda che un presidente di una commissione di vigilanza e con un ruolo di garanzia, “vada nell’azienda che dovrebbe controllare a parlare male di un componente della commissione stessa. E va anche a chiedere le dimissioni del Consiglio di amministrazione Rai”. Ma il Fico - siccome è un demagogo della peggiore razza, uno che dal suo boss supremo ha appreso l’arte del populismo un tanto al chilo e l’implorazione della leggendaria trasparenza da rovesciare contro tutti gli altri perché corrotti o dipendenti dai partiti - non ha offerto alcun progetto, alcun programma, alcun nome, alcuna indicazione, alcun identikit possibile e auspicabile, limitandosi alle solite giaculatorie auspicanti “persone di alta qualità, di onorabilità, di indipendenza” come se gli attuali meritassero l’Alcatraz. Tutto questo detto in diretta in una Rai che dovrebbe essere quanto meno neutrale, garantendo una contradditorio. Invece, avanti col Fico. Secco.

Aggiornato il 30 maggio 2017 alle ore 22:48