Dilettanti allo sbaraglio e i professionisti?

Vista da Milano, la crisi sistemica italiota si riassume nell’ingorgo colossale delle automobili, l’altra sera, creato dall’incredibilmente sbagliato, cioè inutile, sciopero dei mezzi prendendo di mezzo (scusate il milanesismo) pure la festa della donna: un doppio errore. Stranamente, ma non tanto, quella giornata così sbagliata mi ha fatto scivolare il pensiero verso analogie politico-mediatiche, anche perché questo otto marzo aveva avuto una specie di marchio, di cifra, di conduzione critica dall’ottimo Angelo Panebianco sul Corriere della Sera che spiegava come e qualmente la classe politica attuale, tutta, stesse lavorando per Beppe Grillo, per pavidità, per ignoranza o, semplicemente, perché non sa quale sia la sua vera missione di rappresentante della volontà democratica che l’ha eletta collocandola, perciò stesso, in una dimensione diversa dalle condizioni di qualsiasi cittadino, a cominciare da stipendi, vitalizi e agevolazioni. Semplice, no?

Invece la cagnara mediatica le si leva contro sempre più forte sventolando il vessillo dell’anticasta talché lo stesso fondista mette in rilievo le responsabilità del circo mediatico nella crescita spasmodica della delegittimazione del sistema politico parlamentare, offrendo su un piatto d’argento ai grillini la probabile vittoria elettorale. E il bello è che argutamente il nostro direttore li ha definiti dilettanti allo sbaraglio. Vero, verissimo. Ma se allarghiamo il quadro politico, invero deprimente, ci accorgeremo subito che i politici e la loro mission sono delegittimati day by day, domeniche comprese, dal nuovo spettacolo di varietà degli imperversanti talk-show cui loro stessi partecipano attirati come le api su un miele velenoso, cioè avvelenato dall’insieme di quell’orgia spettacolare ululante sotto il vessillo di cui sopra. Cosicché i “professionisti” della politica diventano a loro volta dei dilettanti allo sbaraglio di se stessi. Complimenti.

Attenzione! Il cupio dissolvi in atto non è affatto casuale, in virtù anche dei professionisti mediatici che sanno perfettamente cosa stiano facendo e che cosa ne deriverà con l’affossamento dei politici da un lato e la vittoria dell’antipolitica dall’altro proprio perché incarnata dalla seconda sottospecie di dilettanti allo sbaraglio, il M5S. Ma il paesaggio del quadro giornaliero deprimente contiene altre figure, con le loro figuracce in pubblico, osservando certi angoli della tela dove gli antichi trionfi del circo mediatico-giudiziario in azione da un quarto di secolo, e azionato spessissimo dagli stessi giudici, rivelano alcuni loro esemplari, fra cui spicca il profilo del leggendario ex Pm Antonio Ingroia, finito indagato e sputtanato sui media perché: “Qualcuno ha dato la notizia che mi riguarda in pasto alla stampa”. La legge del contrappasso ogni tanto fa centro.

C’è però chi tiene il punto, metti un Piercamillo Davigo ai vertici dell’Associazione nazionale magistrati, una fonte inesauribile per antiche e nuove rappresentazioni del mitico circo. Nel talk-show dell’immortale Bianca Berlinguer (e dove sennò?) ha liquidato né più né meno che il buon Andrea Orlando: “Il ministro della Giustizia è quello che conta meno di tutti gli altri. Tutti gli altri ministri hanno potere politico di nomina e di revoca nei rispettivi ministeri prefetti, ambasciatori, generali, e così via. Lui no. Il suo solo compito è dare alla magistratura mezzi e risorse. Tutto il resto lo gestiscono in indipendenza e autonomia il Csm e l’Anm”.

Forse è per questo che l’ancora ministro Orlando si candida alla segreteria del Partito Democratico, abbandonando il posto di via Arenula. Peccato abbia capito troppo tardi che è quello che conta di meno. Anche lui un dilettante allo sbaraglio? Fate voi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:55