Alternativa alla crisi: le “Comunità”

In pochi decenni una classe dirigente politico-burocratica cannibalesca ed arrogante è riuscita a dilapidare l’immenso patrimonio di storia, di creatività, di cultura e di lavoro che aveva portato l’Italia ad essere una delle prime nazioni del mondo. Ecco le ultime notizie. Il debito pubblico ha superato i 2041 miliardi di euro. La spesa pubblica, infatti, continua a crescere senza controllo. Per fare cosa, visto che gli ospedali sono al collasso, che le scuole cadono a pezzi, che non si fanno grandi opere, che gli enti locali dicono di non avere soldi, che il patrimonio archeologico cade a pezzi, che gli aiuti ai terremotati non arrivano, che non si investe nello sviluppo, che non si erogano fondi per il rilancio dell’economia e del lavoro? E potremmo aggiungere mille altri esempi. In cambio il Governo, i burocrati e i poteri forti, continuano ad aumentare le tasse.

Crescono le entrate attraverso una pressione fiscale violenta e spietata, simile a quella di una tirannia medievale e questo fiume di denaro, frutto dei sacrifici degli italiani, sparisce in abissi insondabili. Come in una crudele satrapia i cittadini vengono espropriati dei guadagni, della casa, del lavoro e della dignità. In questo modo si impoverisce l’intera nazione, si uccide la speranza, si creano fasce di grande povertà che diventano nuove forme di schiavitù. Uno Stato che, con la scusa dell’evasione fiscale, fruga tra i risparmi e la vita di un popolo, spesso con sistemi brutali che violano i diritti fondamentali dell’uomo, per sottrarre ogni euro, per strappare ogni bene legittimo, non è uno Stato democratico e non può durare. Qualcuno chiama tutto questo “legge del mercato”, “lotta all’evasione” e, con spudoratezza, “progresso” e “civiltà”. Ci chiediamo: perché non vengano analizzati e riformulati tutti i budget ministeriali e statali per adeguarli alle necessità imposte dalla crisi, come è stato fatto intelligentemente in Belgio? Perché non si aboliscono immediatamente le Province e gli Enti locali inutili e parassitari? Perché non si eliminano i privilegi fiscali di imperi cooperativistici che in realtà sono delle multinazionali? Perché non si aboliscono istantaneamente i finanziamenti pubblici ai partiti, ai sindacati e alle organizzazioni collegate?

Perché non si tassa in maniera adeguata il gioco d’azzardo? Perché non si aboliscono, o non si “supertassano”, le pensioni d’oro e le liquidazioni d’oro? Perché non si fa una legge che regolamenti le lobbies eliminando così la corruzione e nello stesso tempo tassandone i proventi? Perché non si riforma il sistema giudiziario adeguandolo agli standard dei paesi più avanzati? Perché i responsabili della mala amministrazione politica e burocratica, invece di essere puniti, vengono perennemente “riciclati”, premiati e promossi? Perché da decenni non si investe nella ricerca e nel sapere per rendere competitivi sul piano internazionale i nostri giovani? Perché?… Quanti altri perché non trovano risposta? Il disastro che si sta abbattendo sul nostro paese è davanti agli occhi di tutti, esperti e non-esperti. Il “disagio sociale”, per usare termini eleganti, sta diventando “tragedia sociale”. In autunno ci troveremo ad affrontare una crisi socio-economica sempre più grave ed incontrollabile. Cosa faremo di fronte al probabile scatenarsi delle periferie degradate, dei disoccupati ridotti alla fame, dei commercianti falliti, degli artigiani disperati, dei centri sociali e dei cittadini esasperati ? Gli anni della contestazione e gli anni di piombo rischiano di diventare un gioco da ragazzi.

È facile prevedere che, in alcune regioni del sud, le organizzazioni criminali che già controllano il territorio, gestiranno la protesta in modo violento. È facile prevedere che nelle altre regioni e nel nord, si accenderà la rivolta dei lavoratori, dei piccoli imprenditori, dei disoccupati e degli studenti. E poi… questo governo fragile, che promette, annuncia, rinuncia, avvia e rinvia, come sta affrontando e come affronterà questi drammatici “appuntamenti”? Con decisioni ogni volta disattese da regolamenti attuativi “furbeschi” e “truffaldini”? C’è solo una strada, come in guerra. Un patto tra generazioni e tra categorie che consenta alle migliori intelligenze di guidare il paese fuori dalla crisi. L’attuale governo deve subito, senza un giorno d’attesa, concordare una riforma costituzionale per consentire che l’Italia venga chiamata alle prossime votazioni per eleggere i suoi delegati secondo un sistema di semipresidenzialismo alla francese. Dobbiamo impedire che i responsabili del fallimento di un’intera nazione, siano essi di destra, di centro e di sinistra, continuino a imperversare presentandosi come riformatori e salvatori, occupando costantemente le televisioni pubbliche e private, decidendo di non decidere per lucrare ulteriori privilegi e vantaggi individuali.

Via. Senza complimenti. Via. Abbiamo bisogno che il prossimo governo possa decidere con rapidità ed efficacia, senza passaggi e retropassaggi parlamentari, ricatti di partiti-azienda e di poteri forti, senza gli inciuci e le porcherie dei professionisti della mala-politica e della menzogna. Abbiamo bisogno che le Istituzioni riacquistino prestigio e autorità. Abbiamo bisogno di una burocrazia preparata, onesta ed efficiente. Abbiamo bisogno di riappropriarci della libertà di decidere e di partecipare alla vita politica del paese. In questo momento drammatico, Sindacati, Confindustria, Associazioni di categoria, Associazioni di volontariato, devono sentirsi “ comunità”, devono agire in concordia per l’interesse della generazioni che verranno e per il bene comune. Devono necessariamente diventare strutture sussidiarie di un sistema amministrativo statale che, essendone il virus e la causa, non può curare la malattia mortale che ha procurato. Ed anche tutti noi dobbiamo organizzarci in “reti” e “comunità sussidiarie”: comunità di imprese, comunità di professionisti, comunità territoriali, comunità di cittadini, comunità del sapere. Comunità di persone libere e oneste. Abbiamo bisogno di ritrovare l’orgoglio e le energie necessarie per ridare forza e fiducia ad un intero popolo, per costruire il futuro dei nostri figli, per sentirci una Comunità.

(*) La Comunità de L’Opinione

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:40