Suicidio di un popolo. Riscatto di un popolo

La tragedia italiana non è stata provocata dalla crisi economica. La tragedia italiana ha le sue radici in decenni e decenni di banditesca gestione del danaro pubblico, di corruzione, di mancanza di programmazione, di egoismi di casta, di privilegi ignobili, di arroganza del potere, di clientelismo, di inefficienza della burocrazia, di squallidi giochi di palazzo. Ricordate la Cassa del Mezzogiorno? Ricordate l’Iri? Ricordate le spese faraoniche per costruire autostrade destinate solo a soddisfare i satrapi locali? Ricordate gli ospedali inutili innalzati per il capriccio del potente del luogo? Ricordate i costi infiniti per la ricostruzione della Valle del Belice dopo il sisma del 1968 e poi per l’Irpinia e per le altre regioni terremotate? Ricordate l’enorme quantità di opere pubbliche edificate ovunque e poi abbandonate al degrado? Ricordate il fiume di soldi sperperati per le “auto blu” e per il budget incontrollato dei Ministeri, delle Regioni, dei Comuni, degli Enti e delle Istituzioni? Ricordate i finanziamenti colossali di cui hanno goduto e godono i sindacati, i giornali e le fondazioni? Ricordate i sostegni alle banche e le sovvenzioni ai partiti e agli amici di partito? Ricordate l’iniquità delle pensioni d’oro, delle liquidazioni d’oro, degli stipendi d’oro, dei rimborsi d’oro, delle consulenze d’oro, delle carriere d’oro? Così sono state dilapidate le ricchezze del nostro Paese, distrutti i sacrifici dei cittadini onesti, rubati i sogni e il futuro delle generazioni che verranno.

Questo disastro italiano è figlio di una storia immorale che coinvolge la classe politica che ha governato per gran parte della seconda metà del secolo scorso e in questo inizio di millennio. Siamo sull’orlo di un baratro. Siamo di fronte al rischio che la catena di suicidi per tasse si moltiplichi drammaticamente, che centinaia di migliaia di imprese falliscano ancora, che altri milioni di poveri si aggiungano tristemente all’attuale lista, che cresca a dismisura il numero dei disoccupati, che, in questo clima, inizino a esplodere reazioni violente e organizzate. E cosa fa la nostra classe politica, quella di destra di sinistra e di centro? Litiga, discute, recrimina, accusa, ammicca, discrimina, include, esclude, annuncia, denuncia, insinua, denigra, polemizza, offende, afferma, proclama e “inciucia”. Vi è capitato di assistere a qualche “dibattito politico” in televisione? Vi è accaduto di sentire le dichiarazioni dei vecchi e dei nuovi “rappresentanti del popolo”? Vi è successo di assistere alle risse verbali dei leaders, dei portavoce di partito e degli inamovibili protagonisti dei “programmi di parole” detti “talk show”? Sono tutti convinti che gli italiani siano imbecilli. Discussioni interminabili e vuote, discorsi surreali, recite maldestre, boriose esibizioni di ignoranza e di incapacità… Viene anche a voi la voglia di prenderli indistintamente a ceffoni e di mandarli a lavorare nei campi? Davanti a cittadini assetati di risposte concrete e di speranza promettono l’impossibile e, in concreto, offrono una unica devastante soluzione.

Sì, l’aumento delle tasse e, con la scusa della lotta all’evasione, la costruzione di uno Stato dispotico e oppressivo che viola sempre più pericolosamente i diritti alla base di ogni vera democrazia partecipativa: la libertà, la privacy, il rispetto dovuto al cittadino, la presunzione di innocenza, la sicurezza personale, le garanzie di difesa contro i soprusi e gli errori delle Istituzioni pubbliche e dei suoi funzionari. Ecco perché nell’analisi sulle reali cause della crisi del sistema ha ragione Giuseppe Piero Grillo. Il problema della nostra Italia, prima che economico, è morale. Va preparata una nuova classe dirigente che partendo dai valori etici più semplici e naturali, l’onestà, la coerenza, lo spirito di servizio, la difesa del bene comune, sostituisca radicalmente il vecchio mondo della politica e i responsabili delle amministrazioni pubbliche. Oltre che inutile, è dannoso demonizzare il popolo dei “cinque stelle”. Rappresentano un terzo degli elettori, sono in prevalenza giovani, sono pieni di entusiasmo e di buone intenzioni, provengono dai più diversi orientamenti culturali ed ideologici, incanalano e danno speranza ad una protesta che altrimenti potrebbe diventare rivolta e violenza sociale. Al di là di qualche proposta irrealizzabile che vena di utopia il loro progetto politico e di qualche improvvida dichiarazione individuale, è necessario ricordare che sono una parte rilevante, forse essenziale, del futuro del nostro Paese.

Cerchiamo di guardare con rispetto e con attenzione questo nascente laboratorio dai contorni ancora confusi e aiutiamolo a fare le giuste scelte per il bene comune. E’ evidente che non si sana il debito pubblico con nuove imposizioni fiscali e con le parole. E’ indispensabile, è obbligatorio, addirittura ovvio, percorrere l’unica strada possibile: il taglio intelligente e drastico della spesa pubblica. La Confindustria calcola che, su un totale di costi dello Stato che superano abbondantemente i settecento miliardi di euro l’anno, è possibile risparmiarne oltre duecento. Una bella cifra per il rilancio dell’economia! Come? Mettendo al lavoro degli esperti, non politici, che in pochi mesi analizzino e riadeguino tutti i budgets della pubblica amministrazione, da quelli dei Ministeri a quelli degli Enti Locali, da quelli delle Istituzioni a quelli della sanità regionale, come è stato fatto da altri Paesi in difficoltà ora in netta ripresa. Per salvare l’Italia dobbiamo promuovere una mobilitazione generale che superi ideologie, odi e steccati, come accade in casi di calamità naturale o di guerra. Anche la deriva e la dispersione del centro destra va fermata senza nuovi partiti e nuove liste elettorali. L’esercito generoso dei militanti e dei simpatizzanti ha diritto a una classe dirigente che si ponga al servizio della comunità in modo disinteressato e competente. L’unica via per il bene dell’Italia e di chi ha creduto e crede ai valori liberali, solidali e nazionali, passa attraverso una vera e propria rifondazione culturale e morale dell’intero centro destra. Tutto il resto è “impresentabile. Mettiamoci all’opera.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:44