L’edilizia rischia l’Armageddon

Un’aspirina per curare un Armageddon annunciato. I costruttori italiani si sono accorti che – almeno nelle bozze fatte circolare ossessivamente da Palazzo Chigi rispetto ad aiuti alle aziende in crisi per colpa dello stop totale delle attività produttive in seguito all’outbreak per il coronavirus – ci sia sostanzialmente “acqua fresca”.

Alcuni di loro già da giorni avevano inoltrato un appello a Sergio Mattarella a proposito delle misure di contenimento approvate in ritardo e comunicate alla carlona. E ora rincarano la dose: “Solo con il decreto dell’8 marzo i nostri governatori si sono ricordati di chiudere quasi tutte le attività come, per esempio, bar, ristoranti, pub, discoteche e palestre. Se questa chiusura totale fosse stata fatta già con il decreto di febbraio si sarebbero potute evitare tanti contagi e oggi ci troveremmo sicuramente in una situazione diversa. Ricordiamo, infatti, le sfilate di moda che si sono tenute a Milano. In quell’occasione, quanti contagi sono avvenuti?”.

E altri dicono che “allo stesso modo, se parliamo del Veneto e della Emilia-Romagna. Due regioni piene di locali notturni, pub e discoteche nei quali circola gente per i loro divertimenti hard. Le persone continuavano a vivere una vita normale tra mille divertimenti mentre gli italiani si contagiavano e iniziavano a morire… e il virus si diffondeva a macchia d’olio. Tutto questo grazie sia all’incoscienza degli italiani che al troppo pensare dei nostri politici”.

Ce n’è anche per l’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili, e per il suo presidente pro tempore: “Non parliamo poi delle ditte impegnate nel settore dell’edilizia. L’Ance e il suo presidente non hanno provveduto affatto a difenderle e le richieste di aiuto sono rimaste parole al vento. Oggi la situazione delle imprese italiane è davvero difficile… cantieri fermi, dipendenti in quarantena, leasing, finanziamenti e mutui da pagare… rischiamo davvero il fallimento totale”.

Speriamo che qualcuno ascolti queste voci autorevoli dell’edilizia italiana e non le lasci “clamantis in deserto”.

Aggiornato il 17 marzo 2020 alle ore 11:17