Mercato Unico Digitale,   novità dall’Europa

L’Europa spinge sul mercato unico digitale e, a circa un anno dal varo della strategia europea, si preme l’acceleratore su contenuti ed e-commerce. Il 25 maggio scorso a Bruxelles il Consiglio dei ministri europeo ha dato il via libera ad un pacchetto di misure che introduce tre importanti novità: la portabilità dei contenuti in tutta Europa dei servizi premium, l’eliminazione del geo-blocking nell’e-commerce e forme di promozione dell’audiovisivo di matrice europea.

Per quanto riguarda i contenuti, da un lato l’Unione europea punta a consentire a ciascun abbonato di poter fruire dei contenuti previsti dal suo abbonamento anche in Paesi diversi da quello in cui ha effettuato la propria sottoscrizione. Questa decisione solleva non pochi quesiti, e preoccupazioni, soprattutto per quanto attiene agli acquisti di diritti sportivi, anche perché le pay-tv in primis temono di uscirne svantaggiate rispetto alle piattaforme Over the Top.

Sempre sul versante dei contenuti, dall’altro lato il pacchetto in oggetto si propone di promuovere contenuti culturali di matrice europea. L’avvento di nuovi soggetti, da Amazon a Netflix, che forniscono servizi audiovisivi on-demand, ha cambiato radicalmente, e nel giro di pochissimo tempo, le dinamiche di settore ed i business sottostanti. Si è passati in pochi anni da una fruizione di contenuti audiovisivi di tipo lineare ad un consumo sempre più orientato alle scelte soggettive del singolo utente, il che ha necessariamente portato ad un ripensamento delle regole che governano il settore. Si ricorda peraltro che la Direttiva sui Servizi media audiovisivi è del 2007, ma affonda le sue radici nella precedente “Tv senza frontiere” (1989).

Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione europea, ha chiarito che le nuove misure intendono offrire la possibilità ai Paesi Membri che dispongono di servizi on- demand sul proprio territorio nazionale la chance di chiedere loro un contributo alla produzione di opere europee. L’obiettivo è infatti quello di far diventare queste piattaforme motori, o almeno contributori, alla produzione di opere europee. Si è quindi stabilito che il 20 per cento del catalogo offerto da queste piattaforme sia “made in Europe”, ma già affiorano i primi segnali di malcontento, come era del resto prevedibile. Primo a storcere il naso è stato il colosso Netflix, che ritiene questa imposizione un’ingerenza alla strategia aziendale.

Sul versante e-commerce, il pacchetto intende promuovere un commercio effettivamente trasfrontaliero e privo di barriere che disincentivino gli acquisti. Si mira in primis all’eliminazione del geo-blocking, ovvero di quei limiti posti al cliente per via della propria nazionalità o della richiesta di specifiche carte di pagamento. Inoltre, sulle spedizioni internazionali che spesso hanno costi esorbitanti, la Commissione vuole imporre maggiore trasparenza che favorisca la concorrenza di settore. Ma se i Paesi membri sono schierati a favore dell’abolizione sull’abolizione, freni arrivano dalle multinazionali che andrebbero incontro a svantaggi certi, avendo politiche di prezzo differenziate per ogni Paese.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:18