I governi degli inganni:   la barca affonda

Non sono un economista, ma credo che sia facile, per chiunque abbia un po’ di senso del reale poter affermare che dal 2000 ad oggi i vari governi che si sono succeduti ci hanno preso in giro sull’inflazione. I governi, sia del centrosinistra che del centrodestra, anche se formalmente sono stati eletti dal popolo nei fatti sono stati dei governi al servizio delle varie corporazioni economiche ed in contrasto con gli interessi popolari. Ormai siamo governati dalle corporazioni che in sintonia con i mass-media (essendone le corporazioni le proprietarie), ci hanno fatto credere che l’inflazione è hai minimi storici e oggi ci dicono che siamo in deflazione, senza dedurne le logiche conseguenze.

Questa Seconda Repubblica nasce con l’inganno di “Mani Pulite” nel 1994 e sopravvive nella menzogna. Il centrosinistra di Prodi ne è stato l’alfiere di questo disastro, e il centrodestra di Berlusconi è stato incapace a ristabilire lo stato di diritto ed imporre gli interessi popolari, finendo per convivere con gli interessi corporativi, nella vacua speranza che essi lo legittimassero, visti gli attacchi delle stesse istituzioni contro il premier eletto dei cittadini.

Nonostante le varie iniziative di Berlusconi per rilanciare il centro destra, il suo ciclo è finito, e oggi per un paradosso della storia il suo erede legittimo è il leader del centrosinistra, Matteo Renzi. Ma ciò non cambia nulla nei confronti del capitalismo rapace del nostro paese anzi, Renzi è l’uomo giusto per continuare questa pantomima nell’illudere il popolo. Ma perché tutto questo?

Noi nel 1992 abbiamo liquidato a furor di popolo una classe politica , che molti oggi rimpiangono, la quale tra mille difetti aveva una visione dell’economia e del futuro del Paese, era autorevole nei consensi internazionali e ragionava per progetti ed era in grado di selezionare politicamente la classe dirigente che si formava nella società civile. Tutto questo non c’è più, le sezioni di partito sono chiuse, i dibattiti culturali sono stati sostituiti dai salotti delle corporazioni, i mass-media sono sempre più grancasse di risonanza degli interessi economici costituiti. Che fare?

Certamente per ricostruire una classe dirigente servono anni e riforme istituzionali che aiutino a sviluppare il senso comune di appartenenza e l’orgoglio di identificarsi nello stato per servire il popolo, ma credo che le riforme istituzionali che il governo Renzi sta realizzando con il consenso di Berlusconi, vanno nella direzione opposta, si scambia l’efficienza, giusta e necessaria, con la democrazia , involvendo i meccanismi di partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese. La stessa classe politica impavida ci ha fatto credere che la colpa della nostra crisi economica dipende dall’Euro e oggi il signor Squinzi (Presidente della Confindustria) ci dice una mezza verità: che viviamo al di sopra delle nostre capacità. Mezza verità perché la sua confederazione, aldilà della sua persona, è stata complice del saccheggio economico operato da molti suoi aderenti, non ha mai detto nulla contro le false privatizzazioni, e il massiccio trasferimento di soldi pubblici ad imprese decotte o a fondo perduto dato agli industriali senza un minimo di progettualità.

Ma la bugia maggiore è quella dell’euro operata da questa classe politica scellerata. Tutti ci dicono che è grazie all’euro che abbiamo evitato il default, ed è vero, come però è anche vero che questa classe politica non ha fatto neanche una vera riforma, che sapeva andava fatta per poter competere con gli altri Paesi, e quando è stata fatta, si è fatta tardi e male, dando inoltre la colpa all’Europa. Ma la colpa più grave è quella di aver nascosto il vero dato sull’inflazione alfine di compiacere la speculazione economica operata dall’intermediazione e distribuzione commerciale.

Nel passaggio dalla lira all’euro nel nostro Paese si è realizzata una manovra speculativa operata dall’intermediazione commerciale e raramente dal commerciante, se non dopo aver visto l’impunità che vigeva nel Paese. I prezzi dei beni di prima necessità latte, frutta, verdura, pane, pasta, carne, pesce e tariffe pubbliche si sono lievitate come per magia. Mentre al produttore non cambiava nulla, il commerciante si trovava a dover ricaricare sul consumatore un prezzo già raddoppiato, operato dall’intermediazione.

Chi si ricorda quanto costava il pane prima dell’euro? Un chilo di rosette costava sulle mille lire oggi va da 2,70 a 7 euro, con diecimila lire si faceva la spesa settimanale di verdura e frutta, il latte costava sulle 1000 lire per non parlare delle tariffe pubbliche, prima del 2000 di tassa per i rifiuti si pagava sulle centocinquantamila l’anno e sembrava tanto oggi si paga sui trecento euro l’anno. E non ci si venga a raccontare che questi aumenti sono stati dovuti al mercato internazionale, perché i beni di prima necessità sono prodotti endogeni. Oggi c’è la deflazione perché il potere di acquisto dei salari e dei redditi dei cittadini è stato svuotato dal caro vita, dalle tariffe dei servizi e dalle tasse. Si invoca una manovra shock per rilanciare i consumi e per mettere in moto l’economia interna del Paese, e il premier Renzi si è inventato i famosi 80 euro, forse giusta l’idea ma sbagliata nella sostanza.

Credo che sia utile una intesa, come avvenne nel 1984 dal governo Craxi per combattere l’inflazione, mettendo intorno al tavolo tutti i soggetti produttivi con il governo alfine che ogni soggetto faccia la sua part. Le categorie dell’intermediazione e della distribuzione commerciale e le associazioni dei commercianti dovrebbero abbassare i loro costi in modo strutturale di almeno il 20%, questa riduzione dovrebbe essere compensata con riduzioni di pari importo sulle tariffe elettriche e del gas, e del costo delle tasse sugli affitti degli immobili per uso commerciale ed abitativo.

Sui salari l’unica ipotesi strutturale e la diminuzione delle tasse sulla busta paga per coloro che non superano le 2000 euro mensili sempre del 20%, questo non farebbe aumentare i costi aziendali ma aumenta il salario disponibile per la vita delle famiglie. Questo combinato disposto dell’accordo con i vari soggetti, aumenterebbe la propensione al consumo per quei redditi che in questi anni fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Il Governo a sua volta con l’aumento dei consumi compenserebbe con l’Iva la parte percentuale di tasse che riduce, e le imprese aumenterebbero la produzione. Lo stato poi dovrebbe mettere sul piatto una suo ridimensionamento burocratico e un taglio a tante leggi e leggine inutili che sono un intoppo alla libera iniziativa imprenditoriale.

Quando c’è una crisi strutturale come questa che stiamo attraversando dovrebbe prevalere il senso istituzionale da parte di tutti i protagonisti dell’agire sociale, sapendo che non esistono soluzioni individuali se la barca affonda, affonda per tutti. Dobbiamo uscire dall’egoismo e dall’individualismo sociale che è il male maggiore che dal biennio 1992/94, ha infettato il Paese.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:30