Lo spread bussa all'Eurovertice

Ieri il differenziale tra btp italiani e bund tedeschi ha superato quota 480 punti. Male, molto male. È il 2012 e nessuno ha più il coraggio di spegnere la tv. Il mondo non è un panorama desolato, ma nulla e vuoto sono una minaccia costante pronta a colpire gli uomini dall’interno.

I buoni sono alle corde, la maggior parte di loro rinnega la razza e diserta. Gli altri resistono. Droga, alcol e musica pompano senza tregua per buona parte del giorno. Hanno sostituito ormai da tempo la campana della domenica mattina, ma è lo spread – l’epidemia azionaria che ha investito i paesi dell’Europa meridionale - a non far riposare i governanti. L’Unione è spaccata in due. Nord contro Sud, il più classico dei derby. Credito contro debito. Il primo ministro Monti guida le schiere dei sofferenti. Fa valere la posizione e critica chi considera l’Italia un paese debitore nei confronti dell’Ue. Le ultime notizie dicono che il governo italiano è stato ancora una volta promosso. La sua ultima mossa, la spending review, ha incontrato la piena approvazione del vicepresidente della Commissione Ue, Olli Rehn. «I tagli sono in linea con le raccomandazioni dell’Ecofin» ha dichiarato.

Ma i problemi restano. Nei giorni scorsi il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha attaccato duro i tecnici considerandoli i responsabili di una macelleria sociale. Le reazioni del premier italiano non si sono fatte attendere e a 24 ore dall’Eurovertice di Bruxelles ha risposto che “dichiarazioni così imprudenti fanno impennare lo spread”. Il virus non si placa, attacca i centri nervosi del sistema, dal debito fino alle imprese. E non lascia respirare. L’onorevole Pdl, Guido Crosetto, dal suo account Twitter fa sapere che «lo spread sale perché il paese è in recessione e perché non si vede la luce in fondo al tunnel». Afferma che quanto detto da Squinzi non incide sulla condizione economica italiana: «Se il leader degli industriali avesse detto, ottimo lavoro, sarebbe stato lo stesso».

Diversa la reazione di Pier Ferdinando Casini. Il Presidente dell’Udc non condivide lo sfogo di Squinzi. «Lo stimo, ma mi rifiuto di credere che abbia bocciato su tutta la linea il governo». Ieri pomeriggio, quando si è tenuto l’Eurogruppo, l’attesa era alle stelle. L’incontro doveva segnare la fine delle discussioni su come placare il contagio, ma non è stato così. All’alba del 29 giugno scorso i ministri delle finanze dell’area euro avevano approvato un progetto di salvaguardia economico per i paesi in difficoltà che non è stato approfondito. I partecipanti hanno appena accarezzato il cuore della questione, avviando un’analisi dei dettagli e delle modalità di applicazione dei meccanismi anti crisi. Al centro, lo scudo anti-spread e la ricapitalizzazione diretta delle banche. Nulla di decisivo. Male, molto male.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:42