“Il meglio di te”: sei solo tu

Come funziona quando si dice: “Dammi il meglio di te”? In genere, il suggerimento viene da un qualche coach un po’ melò che copia da altri ben più famosi di lui, per stimolare uno sportivo modesto a non arrendersi alla propria mediocritas. Ma qui, chi è “l’avversario” da battere nel film tivù Il meglio di te, che va in onda il 3 aprile per la regia Fabrizio Maria Cortese, con Maria Grazia Cucinotta (Nicole) e Vincent Riotta (Antonio)? Il nemico da battere è, forse, l’uomo che è stato o la persona che oggi è, ammaestrata da un male incurabile, ansiosa di non sprecare il poco tempo che gli rimane da vivere? Davvero è proprio lui, Antonio, che aspetta la fine, a chiamare a raccolta per l’ultima riunione di famiglia le persone da lui più amate in vita? Oppure, è già in azione il suo fantasma che non volendosi perdere cerca perdono e conforto per il viaggio più lungo e senza ritorno? E chi sono tutti quei personaggi che si ritrovano nella sua bella villa, dove abita la madre di quella sua moglie divorziata, Nicole, tante volte tradita e disperatamente amata? Una trama non lineare, quasi addensatasi per caso, quella di Il meglio di te, perché in giro per le stanze ci sono Paola, la cognata di Nicole e sorella di Antonio; una giovane dottoressa, ingaggiata per le ultime pene terrene del malato terminale; e infine una ragazza, Sara, con il suo bambino.

Tutti costoro si atteggiano o no come i Sei personaggi in cerca d’autore pirandelliani, che vivono di una vita propria, tremendamente sofferente, quasi senza conoscersi, perché ci si riconosce solo quando si è capaci di riconoscere l’altro da sé? Sì, altroché se c’è un “avversario-nemico” degno di questo nome, e si pronuncia “rancore”. Tutti ne hanno e, in apparenza, il discendente della catena ha come apice proprio la figura di Antonio. Lui, il capo di azienda che scaccia la sorella perché inconcludente artista fallita, con qualche talento mal speso. E lei, Paola, cognata velenosa che si vendica di lui alterando lo stato emotivo della moglie di Antonio, riversando su di lei i racconti di infedeltà del fratello. Ma c’è anche lei, Nicole, che ha assistito alla rovina della sua casa di famiglia per il fallimento del padre, costretto a vendere tutti i suoi beni, compresa la casa familiare. Alla storia etero Nicole-Antonio, fa da contrappeso quella omosessuale di Paola, non meno controversa e combattuta di quella tra fratello e cognata. Altra caratteristica comune proprio a tutti i personaggi: la disperata ricerca dell’ancòra, per non parlare poi del porto sicuro, ancora più fantastico di quello di Peter Pan e della Baia dei pirati.

Ancora una volta c’è da chiedersi: quando stai trapassando, che cosa conta il denaro, questo unico deus ex machina dei viventi? Ha senso che qualcuno che tu ami, malgrado tutto, possa parlartene proprio quando stai per lasciare tutto e, finalmente, scopri che l’unico bene che vorresti possedere, cioè l’amore, pur tuttavia ti sfugge peggio che la gioventù nelle prose di Lorenzo de’ Medici? Insomma, in definitiva, “Dammi il meglio di te” può avvenire se, però, in cambio tu ti prendi il “peggio di me”. Perché alla fine l’auspicio è che quel mio male interiore tu morente te lo possa portare via per sempre, facendo dono a chi resta della liberazione temporanea del peccato che ti riguarda e che è stato commesso in tuo nome, o contro di te. Come dice la madre della protagonista, si perdona non per fare la felicità del colpevole ma la propria! E, magari, con questa sana transizione emotiva si riapre il forziere del vero innamoramento, che troppo spesso rimane chiuso all’esterno, perché su di lui passano le tempeste affioranti degli amori fuggenti, collezionati talvolta per evitare di immergersi in se stessi, e di andare a cercare il prezioso scrigno in fondo alla propria coscienza. La risposta del “Chi sei tu?”, passa sempre e inesorabilmente per quella precedente del: “Chi sono io?”.

Aggiornato il 28 marzo 2024 alle ore 13:30